“Vorrei solo dire che non odio nessuno. Perdono tutti e prego per quanti mi hanno fatto del male”. Sono le toccanti parole di Asia Bibi, la donna cristiana pakistana condannata a morte ingiustamente per blasfemia. A raccoglierle e a farle conoscere al mondo, è stato il giornalista Paolo Affatato sul sito Vatican Insider. Questo del 2016 è il settimo Natale che Asia Bibi trascorre in carcere, ma sono tanti i cristiani, e non solo, che vivono nel terrore a causa della legge anti-blasfemia vigente in Pakistan. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Una preghiera, la lettura di un passo biblico, un dolce da mangiare insieme. Nel suo povero Natale, celebrato in un carcere del Pakistan in un incontro di soli trenta minuti con il marito e le due figlie, Asia Bibi lancia un solo messaggio al mondo che segue col fiato sospeso la sua vicenda: ‘Vorrei solo dire che non odio nessuno. Non odio quanti mi hanno fatto soffrire in tutti questi anni. Perdono tutti e prego per quanti mi hanno fatto del male’”. Lo riferisce il giornalista dell’Agenzia Fides, Paolo Affatato, in un ampio articolo su Vatican Insider. Asia Bibi, scrive Affatato, “vive la sua drammatica condizione grazie alla preghiera e alla lettura quotidiana della Bibbia”. Una sorta di “lungo ritiro spirituale” in cui la donna cristiana ha maturato “una profonda consapevolezza di sé, della sua storia, del suo destino, che esula da ogni ragionamento o rivendicazione umana e giunge al cuore dell’esperienza cristiana”.
Il 19 dicembre l’incontro in carcere con il marito e le figlie
Il 19 dicembre scorso, riferisce sempre Vatican Insider, suo marito Ashiq Masih, le
due figlie Aisha ed Esham, accompagnate dal tutore della famiglia Joseph Nadeem, hanno
potuto farle visita in carcere e, in un incontro di soli trenta minuti, hanno celebrato
il Natale con Asia. Due secondini, prosegue Vatican Insider, hanno registrato ogni
parola detta in quella fugace conversazione. Dopo le parole di perdono e di benedizione,
“Asia ha voluto ringraziare nuovamente il Papa e quanti continuano a pregare per lei”,
riferisce Nadeem a Vatican Insider. Ha inoltre “espresso la convinzione che, grazie
alla volontà di Dio, sarà presto libera”. Il tormentato caso legale di Asia Bibi è
davanti alla Corte Suprema, terzo grado di giudizio. L’udienza prevista ad ottobre
scorso è stata rinviata perché uno dei magistrati si è tirato indietro all’ultimo
minuto. Attualmente l’avvocato della donna non ha notizie né indicazioni orientative
su quando una nuova udienza potrebbe essere fissata.
Prof. Mobeen: Asia Bibi simbolo di tanti cristiani perseguitati in Pakistan
Sull’eroica testimonianza di fede di Asia Bibi e sulla condizione dei cristiani in
Pakistan, abbiamo raccolto la riflessione del prof. Mobeen Shahid,
presidente dell’Associazione dei Pakistani Cristiani in Italia:
R. – I cristiani in Pakistan vivono una vita quotidiana normale finché poi a un certo punto non c’è un amico, un conoscente, un vicino, che li accusa ingiustamente per varie gelosie sociali, economiche, abusando di questa legge sulla blasfemia, riducendo la loro vita a un inferno su questa terra, dovendosi poi nascondere. Da 7 anni la famiglia, i figli e il marito di Asia Bibi, per esempio, vivono una vita di nascosto, una vita segreta, quasi anche anonima. So che alcuni figli si sono sposati ma Asia Bibi stando in carcere, ha potuto solo pregare per la loro felicità e serenità, ma non ha potuto essere presente a questi matrimoni. Per cui la vita di Asia Bibi è una sofferenza continua, sia a livello fisico che psicologico. Ha vissuto anche momenti in cui ha rischiato la vita o perché c’era una collega che è nel carcere femminile che voleva ucciderla, oppure il giudice che all’inizio voleva convertirla con la sua testimonianza di vita quotidiana vissuta pienamente, con testimonianza anche della fede, perché lei ha rifiutato di convertirsi all’islam e ha preferito vivere carcerata da cristiana che libera da musulmana. Questo è un impatto forte che c’è stato anche come racconto della vita dei cristiani specialmente testimoniata da Asia Bibi. Ricordiamo che non è l’unica donna accusata per abuso della legge sulla blasfemia e non è neanche l’unica vittima.
D. – Ci sono figure cristiane, anche musulmane, che hanno pagato con la vita per essersi opposte alla legge antiblasfemia e all’incarcerazione di Asia Bibi. Oggi qual è la situazione in Pakistan? C’è qualche possibilità, qualche speranza di una possibile correzione?
R. – Penso che ci sono tanti musulmani anche di buona volontà che vogliono vivere in pace e in serenità con il proprio vicino anche se di fede diversa, cristiano, indù o di qualsiasi altra denominazione religiosa. Ciò che conta di più per questi amici musulmani è la serenità e la convivenza quotidiana insieme, condividendo le gioie e anche i dolori. Così, altrettanto, per esempio, è ciò che avviene ora a Lahore dove ci sono i mercati di Natale in risposta a ciò che è stato fatto a Berlino. In Pakistan, in occasione di questa festività di Natale, si cerca di far vedere che i musulmani sono vicini ai loro fratelli di cittadinanza pachistana ma di fede diversa.
D. – Che esempio ci dà il Natale di Asia Bibi come degli altri cristiani che in Pakistan sono in carcere o perseguitati o discriminati a causa della legge sulla blasfemia ad un Occidente a volte anche un po’ addormentato, poi, sul messaggio forte del Natale di perdono, di amore?
R. – Nel caso particolare di Asia Bibi, questa coerenza della fede, della vita cristiana vissuta anche in carcere, che è segno della speranza, segno della fede in Gesù Cristo che nasce nel cuore di ogni singolo, come dice anche il Papa, dandoci l’occasione non solo per essere misericordiosi verso noi stessi e cercare un’armonia nel nostro rapporto personale con Dio Padre, tramite Gesù Cristo, ma anche verso il proprio fratello, anche se di fede diversa, anche se è quello che ti toglie la vita o ti minaccia di toglierti la vita.
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