2016-12-23 14:22:00

Ucciso a Milano il killer di Berlino. Era arrivato dalla Francia


A cinque giorni dalla strage di Berlino, si è conclusa in Italia la fuga di Anis Amri. Il tunisino che ha lanciato un Tir sul mercatino di Natale nella capitale tedesca è stato ucciso alle 3 di questa notte dalla polizia a Sesto San Giovanni, nel Milanese, in seguito di una sparatoria innescata dopo un normale controllo. Ferito anche un agente che non è in pericolo di vita. Il governo di Berlino esprime gratitudine all’Italia. Marco Guerra:

Solo in mattinata inoltrata si è saputo che l’uomo ucciso dalla Polizia di Stato a Sesto San Giovanni è Anis Amri, l’autore della strage di Berlino costata la vita a 12 persone. Il giovane tunisino, che era a piedi, è stato accostato da una volante alle 3 di notte in piazza 1° Maggio, di fronte alla stazione, e alla richiesta dei documenti, ha estratto una pistola e ha sparato agli agenti che hanno risposto al fuoco, uccidendolo. La conferma della sua identità è poi arrivata dall’esame delle impronte digitali. Nel conflitto a fuoco è stato colpito alla spalla l’agente Christian Movio; operato all’ospedale di Monza è fuori pericolo di vita. Ad uccidere il terrorista è stato invece un agente in prova al Commissariato di Sesto, Luca Scatà, di 29 anni.

Amri è arrivato in Italia dalla Francia, ha attraversato il confine dalla Savoia e ha raggiunto Torino. Da qui ha preso poi un treno per Milano dove è arrivato attorno all'una di notte. Infine dalla Stazione centrale si è spostato a Sesto San Giovanni, qui ha incrociato i due agenti. Della ragione per la quale l'uomo si trovasse lì si occuperà l'anti-terrorismo di Milano che ipotizza coperture a Sesto. “L'attenzione resta massima, le minacce non vanno sottovalutate”, ha commentato il premier Gentiloni, ringraziando i due agenti. Il governo tedesco ha espresso gratitudine all’Italia ma da più parti si alzano le polemiche sulla mobilità dell’uomo attraverso i confini europei. Sul tema dei controlli e della sicurezza sentiamo il segretario del sindacato di Polizia Silp-Cgil, Daniele Tissone:

R. – Certamente l’azione di oggi ci dice che i controlli in Italia funzionano come abbiamo potuto vedere, al di là delle polemiche che qualcuno potrebbe in questi momenti, in queste ore insinuare, nel senso di dire: “Ma, come è possibile che questa persona si aggirasse liberamente in Italia?”. Tuttavia non conoscendo noi ancora l’esatto profilo criminale dell’attentatore – se si trattasse di un lupo solitario, se apparteneva a una cellula bene organizzata - è difficile anche la tracciabilità dello stesso. Semmai, dovremmo chiederci, interrogarci – se è vero che veniva dalla Francia attraverso la Germania – come mai non sia stato fermato prima.

D. – Infatti, stupisce la mobilità attraverso l’Europa di questo terrorista. Questo deve spingere le intelligence europee a cooperare di più, ad integrare il loro lavoro?

R. – L’abbiamo sempre detto, che il ruolo fondamentale che viene esercitato dall’informazione a livello info-investigativo è essenziale. Ci fa piacere che l’abbia ricordato anche di recente il neo-ministro Marco Minniti che ha detto che sull’intelligence noi ci giochiamo una partita importante, perché avere uno scambio di informazioni reali in tempo reale, immediato è fondamentale. Dopodiché questo ci dice anche che il fenomeno terroristico è transnazionale, è un fenomeno che non ha un confine ben delineato nel continente europeo e che quindi anche gli spostamenti sono difficilmente tracciabili, soprattutto quando queste persone non si servono di carte di credito o di documenti che permettano il rintraccio dei medesimi con estrema sicurezza. Direi che però comunque questo è un fatto da ascrivere all’alta professionalità delle forze di polizia italiane, che sono riuscite – almeno da questo punto di vista – a rendere un po’ più serene queste festività. Purtroppo è imprevedibile, veramente imprevedibile, questo fenomeno ed è un fenomeno che può riguardare tutti, ogni città europea, ogni cittadina, ogni paese e quindi l’allerta dev’essere in ogni caso massima ovunque.

D. – Siamo in prossimità delle feste natalizie: dobbiamo quindi aspettarci città ancora più blindate, o questi servizi di intelligence e di controllo potranno essere fatti senza cambiare le abitudini delle persone?

R. – Io credo che i cittadini italiani, ma anche quelli europei, non debbano farsi spaventare o intimorire da questi attentati. Il problema di fondo è che sta mutando lo scenario riguardo a quelli che una volta venivano definiti obiettivi sensibili, nel senso che ogni obiettivo può purtroppo dirsi sensibile, anche in ragione del fatto che la cosa che stimola e che poi porta al conseguimento di questi attentati è rendere l’azione eclatante e poterla portare sui giornali e sui media. Quindi, il problema grosso dell’investigazione, oggi, è quello – e lo ripeto ancora una volta – di avere una conoscenza piena e approfondita delle persone sospette, delle persone che possono commettere reati di questo tipo, ed è importante trasmettere al più presto le informazioni che sono necessarie e nevralgiche per avere in tempo reale una conoscenza delle persone e delle situazioni e degli eventuali spostamenti.

D. – Da una parte l’intelligence, dall’altra anche il controllo del territorio con sistemi tradizionali. Abbiamo visto che alla fine il terrorista è stato fermato da una pattuglia …

R. – Certamente. Il tema del controllo del territorio è importante: oggi dobbiamo agire principalmente sull’intelligence, sullo scambio delle informazioni e, appunto, un controllo del territorio da parte delle forze di polizia, quelle che sono competenti e abilitate a poter effettuare questi controlli: l’Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato, la Guardia di finanza, la Polizia locale … C’è bisogno di un controllo più capillare.








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