2016-12-21 13:13:00

Sisma: anziani, protocollo tra Sant'Egidio e Comune di Amatrice


Un rafforzamento del tessuto sociale del territorio di Amatrice per favorire la permanenza degli anziani in un contesto abituale di vita o almeno il più vicino possibile agli ambienti familiari perduti. E’ questo l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato ieri fra la Comunità di Sant’Egidio e il Comune di Amatrice per sostenere la popolazione anziana della cittadina colpita dal terremoto dello scorso 24 agosto e dalle successive scosse. Sant’Egidio, insieme ad Enel Cuore, si è resa disponibile a realizzare una centrale telefonica e un luogo di incontro destinato agli anziani, con orario di apertura diurno, cercando di coinvolgerli anche in azioni di sostegno a favore di chi, tra di loro, si trova in maggiori difficoltà. Su questo protocollo, Marina Tomarro ha intervistato Olga Madaro della Comunità di Sant’Egidio:

R. – Il protocollo prevede l’avvio di un programma per il monitoraggio degli anziani che sono rimasti nel territorio, quindi che vivono nelle varie frazioni – anche ad Amatrice – e sostenere gli anziani, che invece sono stati trasferiti in altre strutture, dove si trovano fin dal 24 agosto, cioè dalla prima scossa, nel momento in cui hanno perso tutto: la casa e i loro averi. Questo programma prevede un monitoraggio telefonico, ma anche un centro dove gli anziani possano incontrarsi durante il giorno per stare insieme, soprattutto in questo periodo di freddo; prevede anche il sostegno per fare delle piccole pratiche o visite mediche. Il nostro obiettivo è quello di aiutare, quando poi ci saranno le ‘casette’, a creare quel tessuto sociale di cui gli anziani sono fondamento, essendo la memoria storica.

D. – La popolazione di Amatrice è formata da molti anziani; com’è la situazione in questo momento? Come vivono queste persone?

R. – La maggior parte vive in situazioni precarie perché vive in container, nelle ‘casette’; molti di loro sono voluti rimanere in prossimità dei luoghi nei quali vivevano prima, perché hanno gli animali, le galline e quindi sono rimasti volontariamente lì dove prima avevano la casa.

D. – In che modo è possibile aiutarli?

R. – Attraverso delle visite di sostegno, incoraggiandoli a rimanere lì dove sono, ma aiutandoli rispetto alla precarietà della situazione in cui si trovano attualmente. Tutto questo anche in sinergia con le altre organizzazioni che sono presenti già ad Amatrice e che stanno lavorando da sempre per aiutare la popolazione.

D. – Ha avuto possibilità di parlare con questi anziani? Quali sono le loro esigenze in questo momento? Cosa vorrebbero?

R. – Sentono moltissimo la mancanza di una cittadina, di un paese che non c’è più, dei legami con persone con cui condividevano la vita. Molti di loro hanno avuto anche perdite di familiari, di amici, di persone con cui hanno condiviso un’intera vita. Quindi c’è anche un grosso vuoto da un punto di vista affettivo ma spesso pure materiale. Per esempio, alcuni degli anziani che sono nella Rsa (residenza sanitaria assistenziale) si ritrovano a stare insieme con anziani che vengono dagli stessi paesi e questo li ha aiutati ad affrontare il fatto di non vivere più lì dove vivevano prima. Ma c’è una grande preoccupazione: quella di tornare appunto nei paesi o ad Amatrice dove ci sono tutti i loro ricordi, i loro legami.

D. – Avete organizzato delle iniziative in occasione del Natale?

R. – Noi accompagneremo alcuni degli anziani che sono nella Rsa a un pranzo che è stato organizzato ad Amatrice dalla Protezione Civile e dal sindaco: loro ne sono molto contenti, perché potranno incontrare nuovamente le persone che sono rimaste in zona. Molti di loro non ci sono più tornati, dal giorno del terremoto. Poi, invece, faremo una festa il pomeriggio – nella Rsa di Borbona – con tutti gli anziani, anche insieme ad alcuni familiari che verranno apposta per la festa, per stare insieme ai loro cari.








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