2016-12-21 18:53:00

Caccia a tunisino per strage Berlino. Germania mette taglia 100 mila euro


E’ caccia all’uomo sospettato di essere l’autore della strage nel mercatino natalizio di Berlino, che ha causato 12 morti e 48 feriti, 12 ricoverati in gravi condizioni. Strage rivendicata dal sedicente Stato islamico. Si cerca dunque un giovane tunisino, di cui è stato rinvenuto un documento di espulsione, sotto il sedile di guida del camion, che ha falciato tutte le vittime. La Germania offre fino a 100 mila euro a chi possa dare informazioni per la sua cattura. Il servizio di Roberta Gisotti

24 anni, si chiama Anis Amri. “E’ un sospettato non necessariamente il colpevole”, ha chiarito il ministro dell’Interno tedesco de Mazie’re. Ma si ritiene sia “armato e pericoloso” il giovane tunisino arrivato in Italia nel 2011, come minore non accompagnato, poi giunto nel 2015 in Germania, che nel giugno scorso aveva respinto la sua richiesta d’asilo, ma l’espulsione era stata negata da Tunisi, poiché il giovane tunisono non aveva documenti validi per accertarne l’identità. Avrebbe infatti usato almeno sei nomi e tre diverse nazionalità. Risulta sia stato anche arrestato due giorni a luglio per un controllo. Ora lo stanno cercando soprattutto nella regione del Nordreno-Vestfalia: qui si trova un centro di accoglienza dove ha vissuto. Ma lo cercano anche in altri Paesi europei, con un mandato di cattura internazionale emesso nella notte scorsa, dopo che era stato discolpato e liberato il giovane 23enne pakistano, ritenuto in un primo momento essere il colpevole del tragico attentato. I media tedeschi riferiscono di indagini anche fra i feriti della strage. Si è appreso intanto che l’autista polacco del Tir, rimasto ucciso, avrebbe cercato fino all’ultimo, lottando con l’attentatore, di deviare la folle corsa del mezzo pesante. 

Intanto in tutta Europa massimo livello delle misure di sicurezza antiterrorismo. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Gabriele Iacovino, responsabile analisti del Centro Studi Internazionali (CESI):

R. – Purtroppo siamo davanti a una minaccia poco prevedibile e, di fatto, è comunque difficile mettere in atto delle contromisure effettive: lo stesso controllo dei luoghi di aggregazione può essere efficace, ma purtroppo fino a un certo punto. Inevitabilmente, però, non possiamo stare fermi davanti a questa nuova tipologia di minaccia.

D. – Sarebbe possibile sviluppare, in qualche modo, misure di intelligence e non tanto per vedere se ci siano collegamenti diretti con il sedicente Stato Islamico, quanto per vedere se ci sono persone, i cosiddetti lupi solitari, che operano in proprio?

R. – In questi casi l’attività di intelligence ovviamente è necessaria, ma difficilmente può avere degli effetti su questa tipologia di minaccia. Anche perché si immagini quante persone dovrebbero essere impiegate per controllare un numero di potenziali attentatori che, di fatto, è poco prevedibile, perché c’è una radicalizzazione che va avanti – soprattutto attraverso il web – e che è la forza più grande del messaggio fondamentalista di Daesh.

D. – Questi attentati stanno, quindi, riuscendo nell’intento di destabilizzare la vita in Europa soprattutto in una fase come questa, di fine anno e di festività natalizie?

R. – Questo è uno dei più grandi effetti del cambiamento tra al-Qaeda e il sedicente Stato Islamico: quest'ultimo non è più un gruppo che attraverso le proprie ramificazioni cerca di fare degli attentati contro luoghi sensibili in Occidente, ma un gruppo che si fa ideologia: chiunque può raccogliere il messaggio dello Stato Islamico su Internet e su tutti quei canali di comunicazione dove questo messaggio viene diffuso. 








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