2016-12-20 14:26:00

Unicef Italia. Docufilm sui migranti minori: 6 mila sono scomparsi


“Invisibili. Non è un viaggio, è una fuga. Storie di ragazzi che arrivano soli in Italia”. E’ il titolo del docufilm, che sarà presentato oggi pomeriggio a Roma. Un progetto delle giornaliste Floriana Bulfon e Cristina Mastrandrea, con regia, riprese e montaggio di Toni Trupia e Mario Poeta. Roberta Gisotti ha intervistato Giacomo Guerrera, presidente dell’Unicef-Italia, che ha promosso il film ed ospita l’evento:

D.- Dr. Guerrera, il dramma dei migranti minori non accompagnati passa quasi inosservato all’attenzione dell’opinione pubblica. Questo film può aiutare a prenderne coscienza?

R. – Lo abbiamo fatto con questo scopo: noi abbiamo, in questo momento, in Italia, oltre 6 mila bambini che hanno fatto perdere le loro tracce e che quindi diventano, di fatto, invisibili e che sono esposti a qualsiasi forma di violenza, soprattutto da parte della malavita organizzata e non soltanto da quella… Il film mette in evidenza anche dei fenomeni che si sono verificati qui, a Roma, alla Stazione Termini, in cui dei ragazzini hanno subito delle violenze sessuali dietro compenso, perché sono minori che non hanno nulla e che sono esposti alla violenza della città. Va detto in maniera molto chiara che sono come degli schiavi.

D. – Lei ha parlato di 6 mila bambini che sarebbero scomparsi. Come è stato fatto questo conto e qualcuno li sta cercando questi 6 mila minori?

R. – Sono più di 22 mila i minori che sono stati identificati. Non è che questi 6 mila siano fuggiti non identificati… Ma questi bambini sono stati inseriti in centri di accoglienza in cui, molto spesso, il trattamento non è adeguato per ragazzini che hanno dei sogni, compreso quello di riunirsi ai propri familiari. La nostra Polizia, se li intercetta nelle strade delle nostre città, ha modo di individuarli e di sapere cosa stiano facendo; però bisogna creare un nucleo familiare, non dico nel senso biologico del termine ma nel senso legale: cioè creare una figura di “tutore volontario” e formarlo a questo scopo. Citavo prima quello che è successo nella nostra Stazione Termini, in cui è stato anche intercettato chi ha abusato di queste ragazzini e questo si vede pure nel film… Ma lo sa come è andata a finire, per quanto riguarda la nostra legge? Dato che un minore non può fare denunce, anche a fatto accertato, la persona – non essendoci nessuno a denunciarlo – è stata messa in libertà e naturalmente è scappata ed andata all’estero, perché non era un italiano…

D. – Quindi, ci sono delle lacune di assistenza sociale e delle lacune legislative che possono però essere colmate?

R. – Lei ha detto bene: il problema dei bambini migranti è un problema verso il quale non possiamo girare le spalle. Non possiamo continuare a lamentarci, tra l’altro per colpe nostre, perché non abbiamo fatto quello che dovevamo fare già da diversi decenni nei Paesi di origine di queste popolazioni. La nostra normativa e i nostri interventi vanno adeguati alle aspettative, alle possibilità di offrire a coloro che hanno raggiunto le nostre coste. E molti dei quali vogliono andare via dal nostro Paese: dobbiamo dirlo che sono pochi quelli che vogliono restare nel nostro Paese. Noi li vediamo in giro, perché magari sono stati sistemati nei centri di accoglienza. Allora l’Unicef scende in campo proprio perché vuole – a tutti i costi! – trovare una soluzione. Non possiamo ignorare che ormai ci sono e non possiamo neanche espellere questi minori: a quell’età non si espelle! Nel film si vede quello che questi ragazzi chiedono: ottenere un’attenzione diversa, entrare in un rapporto diverso anche con le istituzioni; vogliono sentirsi coinvolti. E’ quello che noi non riusciamo a fare in maniera adeguata, anche perché c’è una ‘cattiva’ informazione su questo fenomeno. Non tutti condividiamo questo tipo di accoglienza, che per certi versi è l’unica possibile… Però dobbiamo preoccuparci di creare le condizioni, affinché questa accoglienza non si traduca in un altro dramma, che questi bambini devono affrontare. 








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