2016-12-20 14:08:00

Mons. Pizzaballa: tragedia per i cristiani del Medio Oriente


“La situazione dei cristiani in Siria, Iraq e Egitto è una completa tragedia”. Così mons. Pierbattista Pizzaballa, nella sua prima conferenza stampa natalizia da amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme. Il circolo “vizioso” della violenza, ha aggiunto parlando a Gerusalemme, sembra “senza speranza e senza fine”, ma ha comunque esortato a non rassegnarsi a tale situazione di crisi. Ce ne parla Giorgio Bernardelli, giornalista di "Mondo e Missione", esperto di questioni mediorientali, intervistato da Giada Aquilino:

R. - L’amministratore apostolico del Patriarcato latino ha usato parole forti: ha parlato senza mezzi termini della situazione dei cristiani tra Siria, Iraq ed Egitto come di una vera e propria tragedia. Mons. Pizzaballa ha invitato a guardare non solo alle immagini di ogni giorno, al dramma di Aleppo che tutti conosciamo, ma a collocarlo nella lunga stagione che il Medio Oriente sta vivendo, nei conflitti che continuano ad essere alimentati dal commercio delle armi, dagli interessi delle potenze e da un fondamentalismo che avanza in maniera implacabile. Ha dato anche un messaggio molto chiaro: ha detto che con gli eserciti si può vincere una guerra, ma che per ricostruire serve invece la politica. Ed è proprio quello che oggi non vediamo.

D. - Ne è un esempio la crisi israelo-palestinese, con lo stallo registrato finora?

R. - Sì, sicuramente. Lo stallo nei negoziati sta portando ad una crescita del fondamentalismo anche all’interno della Terra Santa: è, questo, un fenomeno molto preoccupante. Mons. Pizzaballa ha parlato di una situazione in cui manca completamente una visione. Ha citato, come fatto molto grave, la mancanza di risposte sul fronte educativo: resta aperto tutto il problema delle scuole cristiane in Israele, che stanno attraversando una crisi senza precedenti e alle quali il governo israeliano continua a non dare risposte. Mons. Pizzaballa dice in sintesi: se anche chi educa al superamento dell’odio e della contrapposizione viene trattato in questo modo, è difficile vedere come si possa uscire da questa crescita dell’estremismo e del fondamentalismo.

D. - Ha citato altre criticità della situazione: ad esempio il muro di Cremisan…

R. - Sì, ha citato anche questo con molta amarezza dicendo che nonostante tutti i nostri appelli, nonostante quello che era stato detto circa l’esproprio delle terre delle famiglie cristiane, in questa zona tra l’altro così vicina a Betlemme alla fine il muro oggi è lì, è stato costruito e di fronte a questa ingiustizia non si è potuto fare nulla. Tutti gli appelli sono caduti invano.

D. - Di fronte invece al fatto che l’estremismo non riesce ad arrestarsi, ha fatto un esame delle cause?

R. - Il problema è che oggi in Israele e Palestina c’è chi educa all’estremismo e al fondamentalismo. Mons. Pizzaballa con molta chiarezza dice che o si parte da qui oppure tutto questo non potrà che crescere, creando ulteriori problemi a Gerusalemme.

D. - Quindi nelle sue parole il bilancio per questo 2016 qual è?

R. - È un bilancio di un tempo difficile, nessuno lo nasconde; un bilancio comunque da guardare senza rassegnazione. Proprio per questo lui ha parlato di un forte bisogno di rinnovamento che il patriarcato di Gerusalemme sta vivendo e ha annunciato un periodo di riforma che comincerà nei prossimi mesi, sia in termini di organizzazione di amministrazione sia di impegno pastorale, per testimoniare appunto quella speranza che il Natale a Betlemme viene ad annunciare anche in un contesto così difficile, così doloroso. Ha detto che ciò che noi possiamo fare davvero in una situazione così dolorosa è essere testimoni di misericordia e riconciliazione, ma è un impegno che poi passa anche attraverso tanti piccoli gesti, tante piccole opere da costruire nella quotidianità. Tra le luci dell’anno in via di conclusione, ha citato per esempio il restauro in corso sia al Santo Sepolcro sia alla Basilica della Natività: lavori che vengono realizzati insieme alle diverse confessioni cristiane. E proprio questo stile della collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà, compresi ebrei, musulmani, non credenti a Gerusalemme, è lo stile - ha detto - che la Chiesa di Terra Santa vuole adottare per essere più vicina ai poveri, educare i ragazzi, stare vicino ai rifugiati a chi è senza casa.








All the contents on this site are copyrighted ©.