Ancora assoluzioni per gli ex dirigenti della Pirelli, le ha stabilite il tribunale di Milano in parte perché il fatto non costituisce reato, in parte per non aver commesso il fatto. Sugli imputati gravavano le accuse di omicidio colposo e lesioni gravissime per 28 casi di operai morti o malati di tumore perché esposti all’amianto per aver lavorato negli stabilimenti milanesi tra gli anni ’70 e ’80. Vergognosa la sentenza per i familiari e per le associazioni che da anni denunciano le mancanze nella prevenzione. Francesca Sabatinelli ha intervistato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto:
R. – Questa, come altre assoluzioni, è inspiegabile tenendo conto che ci sono state decine e decine di decessi per patologie tipiche legate all’amianto come il mesotelioma o il tumore polmonare. Queste sono patologie che i lavoratori hanno contratto proprio perché esposti all’ambiente dove l’amianto era presente. Il punto chiave è costituito dalle responsabilità dello Stato che si legano al ritardo con il quale l’amianto è stato bandito – Legge 257 del 1992 – e alla predisposizione successiva di opere di bonifica. Tanto è vero che in Italia sono stati lavorati circa tre milioni e 700mila tonnellate di amianto, di questi circa 40 milioni di materiali risultano contaminati e sono ancora sparsi su tutto il territorio nazionale, tra cui 2400 scuole, con 350mila alunni, 150mila tra personale docente e non docente, e questo solo per parlare del settore scolastico. Non dimentichiamo l’uso dell’amianto nei treni, negli aerei, nelle navi – anche quelle della Marina militare - negli elicotteri civili e militari. Si contano poi circa seimila morti ogni anno. A fronte di questa situazione si registrano ritardi nelle bonifiche, nella ricerca scientifica e nell’organizzazione della diagnosi precoce e un’insufficienza circa il risarcimento dei danni. Quindi, l'aspetto penale è soltanto uno dei tanti riflessi, nemmeno il più drammatico o urgente, perché occorrerebbe prima di tutto bonificare per evitare ulteriori esposizioni, perché coloro che vengono esposti oggi saranno coloro che si ammaleranno e purtroppo potranno morire nel futuro a causa delle fibre di amianto, che sono tra i cancerogeni più potenti.
D. - Basta andare sul sito dell’Osservatorio nazionale amianto di cui lei è presidente per leggere i punti di maggiore preoccupazione, tra questi ovviamente l’Ilva, Gela. Ora lanciate anche un allarme post terremoto perché sono crollati edifici della seconda metà del Novecento quando questo materiale veniva usato nelle infrastrutture …
R. - Diciamo pure che ora i vigili del fuoco hanno deciso di fare uno screening su coloro che hanno lavorato in quei territori, ma questa analisi non va fatta ora, perché le patologie hanno tempi di latenza dai dieci ai quaranta anni. Attualmente coloro che hanno lavorato in quei territori non potranno avere dei sintomi, queste patologie, eventualmente, si manifesteranno dopo dieci o quaranta anni dall’esposizione. Il problema è la prevenzione primaria, quindi evitare ogni forma di esposizione, ma purtroppo in Italia c’è poca attenzione verso questo problema.
D. - È anche vero, tornando a quello che ci diceva lei prima, cioè che in Italia avete stimato circa 40milioni di tonnellate di materiale a contenuto di amianto, che è difficile trovare una mappatura aggiornata …
R. - Sostanzialmente l’obbligo di mappatura è stato inserito nella Legge 257 del 1992 ma, a distanza di 24 anni non è stata effettuata una mappatura completa. Per di più, in molti comparti, in molti luoghi, l’uso dell’amianto era pressoché sconosciuto e noi abbiamo sollevato il problema circa l’importazione dell’amianto dalla Cina, circostanza confermata anche in sede governativa e in sede di interrogazioni parlamentari. Noi abbiamo fatto questa stima dei 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto attraverso alcune operazioni statistico-matematiche , tenendo conto che in Italia sono stati lavorati, perché prodotti in Italia o importati, quasi in numero pari a tre milioni di tonnellate di amianto e che, ad esempio, la presenza nel cemento è pari al dieci percento, da questo come da altri presupposti, abbiamo dedotto la presenza di circa 40 milioni di tonnellate di materiali contenti amianto.
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