2016-12-19 14:18:00

Papa incoraggia i vescovi del Congo: aiutate i politici a dialogare


Il Papa ha ricevuto oggi in Vaticano il presidente della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo, mons. Marcel Utembi Tapa, arcivescovo di Kisangani, accompagnato dal vicepresidente, mons. Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Mbandaka-Bikoro. Al centro del colloquio la difficile situazione politica del Paese. Ce ne parla Sergio Centofanti:

Il Congo sta vivendo ore di grande tensione. Oggi a mezzanotte scade il secondo e ultimo mandato del presidente Kabila che non ha voluto indire nuove elezioni per la successione alla massima carica dello Stato. Si temono violenze. Kinshasa, la capitale, è una città fantasma presidiata dalle forze dell’ordine. Il Belgio ha invitato i suoi cittadini a lasciare il Paese. Nell’Est, in uno scontro con i ribelli, sono morti un casco blu sudafricano, un poliziotto e 4 insorti. Ieri all’Angelus il Papa ha invitato a pregare per il Congo. I vescovi, che stanno conducendo un’opera di mediazione, hanno lanciato un appello a governo e opposizione perché proseguano il dialogo e trovino “una soluzione alla crisi politica”. L’opposizione chiede garanzie precise perché Kabila non rimanga al potere per un terzo mandato consecutivo, vietato dall’attuale Costituzione. Le trattative dovrebbero riprendere il 21 dicembre. Ma l’opposizione parla di “profonde divergenze”, in particolare sulle modifiche alla Carta costituzionale che permetterebbero la rielezione di Kabila, e chiede che le presidenziali si tengano entro il 2017. La speranza della gente è che si trovi una soluzione prima che sia troppo tardi.

Sull'incontro con il Papa ascoltiamo mons. Fridolin Ambongo Besungu:

R. – E’ andata molto bene. Il Papa ci ha accolto con grande gioia: era felice di vederci qui, rappresentanti del popolo del Congo. La prima cosa che abbiamo notato è stata che il Papa segue la nostra situazione già da tempo. Sapeva più o meno quello che sta accadendo lì da noi.

D. – Qual è stato il suo incoraggiamento?

R. – La prima cosa che ha detto è stata l’assicurazione della sua preghiera: prega per tutto il popolo congolese in questo momento difficile della storia del Paese. Poi, il suo incoraggiamento è stato per il lavoro che noi, Conferenza episcopale e la sua presidenza, stiamo facendo per aiutare i politici a dialogare, a trovare una soluzione alla crisi di oggi.

D. – All’Angelus c’è stato l’appello del Papa per il Congo: come è stato accolto?

R. – Con grande gioia dal popolo congolese; sapendo che noi stavamo andando a Roma, che il Papa avesse parlato del Congo per il popolo è stato un segno che sicuramente noi siamo nel cuore del Papa, con la speranza che dall’incontro di oggi possa uscire un aiuto per il popolo congolese, a trovare una soluzione.

D. – Temete disordini e violenze in Congo in questo momento?

R. – Sicuramente, tutti hanno questa ansia, questa paura di cosa possa accadere, soprattutto oggi e domani.

D. – Quali sono, secondo voi, le prospettive per il Congo, a tutt’oggi?

R. – Prima di venire qui avevamo sospeso le concertazioni per poter venire all’incontro con il Santo Padre. Secondo il programma, mercoledì riprendiamo i colloqui con i politici, nella speranza che ciò sia ancora possibile: infatti, tutto dipende un po’ dalle giornate di oggi e di domani. Se ci sono morti, se ci sono arresti, noi temiamo che alcuni partiti non torneranno più al tavolo dei negoziati.

D. – La Chiesa è ascoltata dai politici, in Congo?

R. – Sicuramente: la prova ne è che siamo riusciti a portare tutti intorno al tavolo del dialogo, tutti i partiti. Tutti hanno fiducia nella Chiesa, tutti oggi contano sulla mediazione della Chiesa per aiutare il Paese a uscire dalla crisi.

D. – Il Congo è un grande Paese, è un Paese molto ricco di risorse naturali e umane; ma la situazione che ci si presenta è ancora quella di un Paese povero …

R. – Il problema è che il Paese potenzialmente è ricco, ma il popolo che vive in quella terra ricca è uno dei più poveri della Terra. Lì è il paradosso della situazione del Congo. Poi, la ricchezza del Congo – per dire la verità – è anche una causa della sua maledizione …

D. – C’è molto sfruttamento dall’estero?

R. – Dall’estero e anche da parte dei capi congolesi, che si uniscono ai poteri economici esterni e da lì prendono i soldi per se stessi, non per gli altri …

D. – Quali sono le sue speranze?

R. – Sono cristiano, e noi viviamo della speranza cristiana. Anche nella odierna situazione difficile del Paese, noi pensiamo che ci sia la possibilità di uscire dal buio, perché il popolo vuole la pace. E poi, tutti pregano per la pace nel Paese. Noi pensiamo che anche i politici ormai riconoscono i limiti del loro potere e noi speriamo, con l’aiuto del Signore, che ascoltino la voce del popolo e si mettano d’accordo per uscire dalla crisi e lavorare per lo sviluppo del Paese.








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