2016-12-18 09:30:00

Torna al Teatro dell'Opera di Roma la magia de "Lo Schiaccianoci"


Torna questa sera sul palcoscenico del Teatro dell'Opera di Roma uno dei titoli di danza più amati dal pubblico di ogni età e che ogni anno apre le feste di Natale con gioia e fantasia: "Lo Schiaccianoci". Nell'estrosa regia e coreografia di Giuliano Peparini ne sono interpreti Rebecca Bianchi e Michele Satriano. Repliche fino al 24 dicembre. Il servizio di Luca Pellegrini:

Sotto il grande albero, ove prima ha vissuto tutte le dolcezze della vigilia di Natale, Marie sogna, e così inizia la favola, e così inizia il più famoso e amato dei balletti, che a Natale è appuntamento imperdibile: "Lo Schiaccianoci". Nato dalla penna onirica e ispirata di Hoffmann e riscritto con dolcezza da Dumas, il balletto di Čajkovskij  - eseguito per la prima volta a San Pietroburgo nel 1892 con le coreografie di Lev Ivanov - è un classico della danza, capace di appassionare il pubblico di ogni età proprio per il clima che crea sul palcoscenico e che si trasmette nella platea, soprattutto ai bambini, già avvolti dal sapore delle feste e dei regali. Giuliano Peparini ne ha curato per il teatro dell'Opera di Roma una versione che ha riscosso lo scorso anno un grande successo, con qualche novità. Ce la racconta.

R. – Penso che in ogni favola ci sia un fondo particolare, che comunque rispecchia una realtà, perché ogni volta che leggo le favole mi rendo conto che ci sono tante cose dietro che sono trasformate o magari reinterpretate, ma sono temi sempre molto forti, nelle favole. Quindi io ho cercato di ritirare fuori questi temi e di ri-basarmi veramente non soltanto sulla storia che conosciamo tutti, della piccola che sogna nella notte di Natale … Ecco, ho cercato di reinterpretarla a modo mio, con temi più sociali e legati anche a ognuno di noi, più accessibili. Ho portato anche una danza un pochino più “di oggi”, perché ci sono i breaker che rappresentano i topi nel sogno di Marie e quindi c’è anche un miscuglio di stili”.

D. – Quali sono allora però questi temi sociali e attuali dietro alle tende della favola?

R. – Ho reinterpretato delle situazioni … Per esempio, sentivo che per me, dal primo al secondo atto c’è un passaggio dall’infanzia all’adolescenza, alla crescita dei personaggi e quindi ho cercato di mettere in valore questo: il fatto che nel Primo Atto Marie e François sono bimbi che giocano e nel Secondo Atto Marie diventa più donna e quindi incomincia a scoprire determinate cose. Anche certi aspetti della sua personalità cambiano: visualmente, per esempio, nel Primo Atto è in mezza punta e nel Secondo Atto è sulle punte; c’è anche questo cambio. Poi ho aggiunto questo personaggio che non esiste nella storia, che io ho chiamato il pet-boy che è questo ragazzino che arriva, nell’ultimo atto, in questa festa e viene un po’ a scombussolare la “normale” festa natalizia perché nella mia storia, nel mio “Schiaccianoci”, il papà di Maria e di François è un ricco imprenditore che ogni anno invita un suo impiegato a passare la festa di Natale con i suoi amici.

D. – Un titolo che ogni teatro del mondo prima o poi allestisce per Natale. Che il pubblico ma sempre, applaudendolo. Quali ne sono secondo lei i motivi?

R. – Innanzitutto, trovo che sia musicalmente accessibile, perché comunque è un balletto semplice da ascoltare, molto melodico e già questo fa sì che vi sia un interesse maggiore. E poi, racconta una storia a cui tutti siamo affezionati perché il Natale – soprattutto in quel periodo – è bella poterlo rivedere e rivivere in un balletto. E questo, secondo me, fa molto. Poi, i colori che ci sono … Secondo me, è un balletto che è giusto che sia ripreso e rappresentato in tutti i Paesi, perché [il Natale] è un momento in cui le persone si riuniscono, è una cena … comunque è sinonimo di riunione e di famiglia. Per questo è importante che ci sia e che sia visto e apprezzato.








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