2016-12-17 14:24:00

Aleppo: riprende evacuazione. Salesiani: restiamo con la gente


Potrebbe scattare già oggi la nuova fase di evacuazione dei civili da Aleppo Est e da alcuni villaggi sciiti del Nord. Lo comunica l'opposizione siriana armata, ma il regime non conferma. Mosca però fa sapere tramite il Ministero della Difesa che la resa dei militanti potrebbe aprire nuove opportunità per il cessate il fuoco anche in altre parti del Paese. Si parlerà anche di questo al vertice del 27 dicembre tra i capi della diplomazia di Iran,Turchia e Russia. Tra bombardamenti e morti intanto c'è chi, proprio ad Aleppo, non smette di seminare pace e speranza cristiana, specie tra i giovani. Sono i Salesiani, come don Pier JabloyanGabriella Ceraso lo ha intervistato:

R. - Siamo in mezzo a una guerra: c’è la gente che soffre da una parte e dall’altra. Noi, come Salesiani, siamo immersi in questa situazione, siamo rimasti con la gente nei momenti di gioia e di sofferenza anche durante la guerra. Ma si trova anche lo spazio per un po’ di speranza, per vivere insieme un po’ di gioia: la pace annunciata non è soltanto assenza di guerra, si può vivere in pace anche durante la guerra. Noi nel nostro centro giovanile, l’oratorio salesiano, stiamo cercando di mettere in luce proprio questa speranza nonostante la guerra. Cerchiamo di stare vicino ai più deboli della società: i giovani e i ragazzi, e facciamo le cose più normali. Questo significa aprire l’oratorio, accogliere i ragazzi e fare attività che mirano alla loro crescita psicologica, con un taglio nettamente cristiano: noi crediamo che il Signore ci è accanto in tutti i momenti.

D. - È un’oasi di pace in un contesto tremendo. Ci sono delle domande da parte dei ragazzi?

R. - Lavoriamo con uno sguardo sempre addolorato per ciò che sta succedendo negli altri quartieri. Anche la nostra presenza è stata colpita, tanti giovani sono stati uccisi. Non dico che ogni giorno riusciamo a fare tutto quello che vogliamo, ma cerchiamo di fare qualcosa. Per quanto riguarda le loro domande, le  più grandi sono: che futuro avremo? Cosa faremo dopo? Vivremo domani per vedere? Poi altre domande sulla fede: perché il Signore non interviene? Perché noi popoli del Medioriente siamo sempre in guerra? Più che parole, da parte nostra e dei laici con cui lavoriamo, c’è la  testimonianza della vita, perché durante la guerra si spendono tante parole e alla fine non si dice niente.

D. - Il suo augurio per tutta la comunità, non solo di Aleppo, ma per il Paese quale è?

R. - Il mio augurio per il mio Paese, per la mia popolazione, è di aprire il cuore e la mente a quello che sta succedendo per leggere la storia con occhi aperti e cuore aperto e scoprire alla fine che l’unica soluzione a questo conflitto è il dialogo. Questa è l’unica soluzione.








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