2016-12-15 13:28:00

Mediaset. Marseguerra: famiglia Berlusconi non sarà scalzata


A Piazza Affari Mediaset ha ridotto le perdite scattate in avvio di seduta. Per i Cinque Stelle è però inappropriato che il governo sia intervenuto a difesa dell’azienda italiana, a rischio di scalata da parte della francese Vivendi. Ma per l'azienda d'Oltralpe la sua operazione su Mediaset non è atto ostile. Alessandro Guarasci:

Fortissimi gli scambi su Mediaset dopo che Vivendi ha acquistato il 20% delle azioni del Biscione. M5s e Lega vanno all’attacco del governo che ha definito “ostile” l’operazione della società francese, mentre il Pd chiede che Mediaset sia difesa. Abbiamo sentito l’opinione Giovanni Marseguerra, coordinatore del comitato scientifico della Fondazione Centesimus Annus.

R. – In linea generale, quando arrivano dei capitali stranieri in Italia per fare investimenti, per portare competenze, per creare sviluppo, certamente devono essere più che benvenuti. Spesso si parla del problema della scarsa attrattività degli italiani…. Nello specifico del caso cui lei fa riferimento, la famiglia Berlusconi possiede una quota di Mediaset che credo sia più che sufficiente per mantenerne il controllo, perché è circa il 40 per cento. Quindi Vivendi, anche arrivando al 20 per cento, non è in grado di scalzare questo controllo da parte della famiglia Berlusconi.

D. – Ma Italia esiste una struttura finanziaria ed economica sufficientemente forte per contrattaccare sui mercati, sul resto dei mercati europei?

R. – Negli ultimi 10 anni, sono state numerose le acquisizioni di imprese italiane da parte di aziende francesi: basta pensare a Cariparma, che è stata acquisita 10 anni fa da Crédit Agricole; la stessa Bnl, da Bnp-Paribas; recentemente l’Unicredit ha venduto Pioneer ad Amundi; Edison, che è stata comprata da Edf... Numerose sono le acquisizioni in un verso, molto di meno, invece, le acquisizioni di aziende francesi da parte di aziende italiane. E questo anche perché in Francia c’è un concetto di impresa strategica per il Paese, che da noi fa molto più fatica a emergere.

D. – Secondo lei hanno senso – tra virgolette – questi protezionismi in un’Europa che dovrebbe essere sempre più integrata?

R. – Ecco, lei dice giusto! Se noi avessimo un’Europa che ha un trend di avvicinamento, di maggior coesione, allora queste preoccupazioni – secondo me – potrebbero tranquillamente essere lasciate da parte. Purtroppo oggi il trend non è di avvicinamento, ma di progressivo allontanamento e questo sia in termini di coesione istituzionale, sia in termini di sensibilità comune tra Paesi che sono vicini, ma che – al momento – non riescono ad avvicinarsi nel senso di una maggiore fratellanza.

 








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