2016-12-10 14:51:00

Francia: siti pro-vita, sale protesta contro legge bavaglio


In Francia fa discutere la proposta di legge per oscurare i siti pro-life che propongono alternative all’aborto. Sul provvedimento,  già approvato in uno dei due rami del parlamento, hanno espresso perplessità o aperta opposizione anche molte testate laiche come "Le Monde", che parlano di legge liberticida e misura bavaglio. Marco Guerra ne ha parlato con il direttore di "Famille Chrétienne", Antoine-Marie Izoard:

R. – Siamo di fronte a un governo che, non avendo la possibilità – e comprendiamone anche il perché, è così per tutti i governi, oggi come oggi – di affrontare i problemi del lavoro, i problemi economici, delle imprese e così via, di fare grandi, enormi riforme strutturali, allora si è preso la libertà di fare riforme di società, riforme ideologiche e a questo punto abbiamo avuto la legge del “mariage pour tous”, del matrimonio per tutti, e poi abbiamo questa legge, stranissima, del rifiuto ad alcuni siti di proporre altro che l’aborto. Abortire, in Francia, è possibile dal 1974, ma se questo diritto diventa un diritto fondamentale, vuol dire che in Francia non possiamo dire o proporre alle donne altro che l’aborto ... E allora sono nati questi siti perché c’era il nulla nel consigliare le donne che avrebbero voluto riflettere un po’, prendersi del tempo – magari non tanto – ma prendersi il tempo di comprendere cosa sia una gravidanza. Quando uno va sui siti del governo o del Ministero della Sanità, che propongono informazioni sull’aborto, sulla cosiddetta “Ivg” (interruption volontaire de grossesse), l'interruzione volontaria della gravidanza, si arriva alla conclusione che sia l’unica via possibile perché uno non vede che esiste la possibilità di tenersi il bambino. I siti pro-life danno informazioni precise su cosa sia un aborto e su cosa significhi tenere un bambino e quali siano le possibilità di accompagnamento delle mamme. E’ una cosa che i siti del governo non fanno. E allora, ovviamente, c’era questo buco, questo passaggio in cui i siti pro-life si sono inseriti. Poi, c’è un’altra cosa da sapere. Io ho letto su alcuni siti del governo francese, del Ministero della Salute, degli articoli incredibili: non si parla del feto, non si parla del bambino, non si parla dell’embrione, neanche delle cellule; si parla del contenuto della gravidanza. Siamo arrivati a usare termini che fanno schifo – chiedo scusa per questa parola – ma siamo arrivati a non poter dire, a non poter nominare il bambino, il feto, il fatto che ci sia una vita, lì … E allora parliamo del contenuto della gravidanza. A questo punto siamo arrivati, proprio a delle cose incredibili …

D. – Anche alcuni intellettuali della sinistra e alcuni giornali liberal si sono schierati contro questo provvedimento. Quindi, nell’opinione pubblica francese c’è un acceso dibattito su questo tema …

R. – Se alcuni intellettuali, alcuni filosofi o persone di sinistra incominciano a reagire a questo progetto, è perché si vede che sui siti del governo non c’è tutta l’informazione che dovrebbe esserci. Si parla solo del diritto all’aborto e di come procurare un aborto. E basta. Non si parla di tenere il bambino, non si parla del bambino, non si nomina nemmeno, il bambino; si parla di contenuto della gravidanza.

D. – Cosa succederebbe se entrasse in vigore questa legge per una testata come quella che lei dirige, “Famille Chrétienne”? Ci sarebbero effetti negativi reali, subito?

R. – Allora: qualcuno dice che non solo i siti pro-life sono minacciati di chiusura da questa legge, ma anche i siti come la mia rivista, “Famille Chrétienne”, che domani potrebbe pubblicare un articolo sull’accompagnamento delle mamme … domani il governo potrebbe decidere di chiuderli. Penso che questo forse sia esagerato, ma un pizzico di minaccia lo sentiamo: sentiamo la minaccia alle nostre spalle, a questo punto.

D. – La legge prevede due anni di reclusione e 30 mila euro di multa per chi fa questa propaganda pro-life

R. – E’ una legge bavaglio che ti impedisce di pronunciarti per una via diversa da quella dell’aborto. Io non capisco – e in questo riprendo anche quanto detto dall’arcivescovo di Parigi, il cardinale Vingt-Trois – non capisco come il governo sia così radicale su queste tematiche ideologiche e non faccia niente per chiudere siti integralisti, di radicalizzazione jihadista e così via. Ci sono dibattiti che sono proprio vietati. Noi, a “Famille Chrétienne”, la settimana prossima proponiamo un dossier proprio su questo: sui dibattiti vietati, sul fatto che ormai c’è un pensiero unico corretto politico, secondo cui non si deve parlare di queste cose …








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