2016-12-06 18:38:00

Scola: Europa sia famiglia di popoli, non super-stato burocratico


“I processi in atto nel mondo di oggi sono talmente complessi che rendono l'Europa non un'opzione ma una vera e propria necessità. lo ha detto il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, nel suo discorso alla città per la Festa di Sant'Ambrogio dal titolo "Milano e il futuro dell'Europa". Il porporato ha parlato della crisi della natalità nel vecchio continente una vera tragedia: "L’Italia e l’Europa - ha detto - hanno urgente bisogno di ricominciare ad investire sulla promozione e protezione della vita e sulla famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna". Fabio Brenna:

L’Europa non è un’opzione, ma una necessità. Potrebbe sembrare un paradosso quello lanciato dal cardinale Scola nel tradizionale appuntamento del Discorso alla città nella vigilia del Patrono S. Ambrogio. Un approccio realistico: un continente alla prova del meticciato e delle migrazioni, fiaccato dalla crisi politica e finanziaria, alle prese con l’Islam e il terrorismo; realtà complesse che indicano chiaramente come non siano affrontabili dalle singole nazionalità. Ascoltiamo il cardinale Scola:

“Ha portato dei vantaggi ma, come vediamo in tanti campi, ha portato anche non pochi squilibri, finendo per trasformare l’Europa in una sorta di grande organizzazione internazionale piuttosto che in una comunanza di Stati e di Paesi. Quindi noi siamo a questo punto e a partire da qui dobbiamo reagire”.

Parte allora dalla vocazione di Milano non ad essere città cosmopolita, osserva l’arcivescovo, ma città accogliente, l’indicazione a non realizzare un super-stato europeo, ancora più schiavo delle tecnocrazie e delle burocrazie, ma quella “famiglia di popoli” più volte evocata da Papa Francesco, generatrice di vita buona:

“Io credo che Milano abbia tante risorse da fornire all’Europa e possa realmente trascinare tutto il Paese in questa direzione, ricavando benefici anzitutto per l’Europa ma anche per Milano e per l’Italia stessa. Del resto il referendum, al di là del suo esito nel quale non tocca a me entrare, è qualche cosa che viene dall’Europa e provoca l’Europa”.

L’Europa dunque come luogo dove vivere insieme, salvaguardando le diversità, per meglio affrontare le sfide della complessità. Un compito certo della politica, che deve rifuggire la ricerca del consenso immediato, ma che coinvolge direttamente i cristiani, i cui principi stanno alla base della stessa cultura europea.

“Il primo modo di contribuire all’Europa è che il cristiano sia se stesso e che laddove è, in tutti gli ambienti dell’umana esistenza, con molta semplicità, in termini elementari, senza inventare macroscopiche iniziative, documenti la bellezza, la bontà e la verità di seguire Gesù come fece Sant’Ambrogio”.

Un impegno che rilancia anche alla sua Chiesa ambrosiana che deve essere capace di “integrare, dialogare, generare”.








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