2016-12-06 14:30:00

Aumentano disuguaglianze in Italia: a rischio famiglie numerose


Un quarto degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale. Lo comunica l'Istat nel suo report "Condizioni di vita e reddito". Le persone che vivono in famiglie con cinque o più componenti sono quelle più in difficoltà. Continua ad aumentare la distanza tra il Nord e il Sud del Paese e tra i redditi più modesti e quelli più sostanziosi. Il servizio di Francesco Gnagni:

Il 28,7% delle persone residenti in Italia nel 2015 sono a rischio di povertà o esclusione sociale: è la dolorosa situazione descritta dall’Istat nel suo ultimo rapporto sulle condizioni di vita e il reddito degli italiani. Questo significa che queste persone si trovano davanti al rischio di povertà, di grave deprivazione materiale o di bassa intensità di lavoro.

Un dato pressoché stabile rispetto al 2014, che certifica però l’aumento, pur lieve ma comunque preoccupante, degli individui a rischio di povertà. L’area più esposta a questo problema è il  Mezzogiorno, dove la percentuale sale al 46,4%, e in aumento anche al Centro, da 22,1% a 24%, mentre al Nord si registra un lieve calo dal 17,9% al 17,4%. E le persone più a rischio sono quelle che vivono in famiglie numerose, con 5 o più componenti. Ne abbiamo parlato con Federica De Lauso, ricercatrice dell’ufficio studi di Caritas Italiana:

R. – Il segnale importante è che sicuramente non scende la percentuale delle persone che, in Italia, vivono in uno stato di vulnerabilità: quindi si parla ormai di quasi oltre il 28 per cento della popolazione che vive in uno stato di rischio. Quello che possiamo evidenziare e che i dati ultimi, pubblicati appunto dall’Istat ci confermano, è che in Italia si registra purtroppo una forte diseguaglianza di quelli che sono i redditi percepiti e cioè c’è in Italia una maggiore diseguaglianza dei redditi rispetto ad altri Paesi: siamo al 16.mo posto e siamo quindi oltre la media europea. E questo perché dal 2009 al 2014 c’è stata una contrazione dei redditi, in termini reali, che è stata molto più forte per le famiglie con redditi più bassi: c’è stato un calo del 13 per cento, a fronte di un calo medio del 9 per cento. Tutto questo ha portato ad un aumento della diseguaglianza tale che oggi le famiglie più benestanti vivono con un reddito che è quasi cinque volte il reddito delle famiglie più povere: c’è stato, quindi, un aumento di quello che è il divario tra famiglie più benestanti e famiglie povere.

D. – Un dato forte è quello sulle famiglie numerose, con 5 o più componenti, che sono tra le persone più a rischio…

R. – L’Istat differenzia le famiglie con cinque o più componenti, senza il dettaglio dei figli minori e quindi dove ci possono anche essere chiaramente anche anziani compresi nel nucleo familiare. Diversa è, invece, la situazione molto vulnerabile delle famiglie con minori, in cui addirittura il rischio di povertà e di esclusione sociale sale al 51,2 per cento. E’ chiaro che c’è un calo demografico, ma laddove ci sono i minori - e quindi i nuclei con figli minori – adducendo quel totale risulta molto alto il tasso di vulnerabilità.

D. – Quali sono le prime emergenze e dove lavorare per sanare queste ferite?

R. – Ribadiamo che l’unica strada percorribile è quella, appunto, di un piano pluriennale di contrasto alla povertà che dia un sostegno al reddito, che porti all’introduzione all’interno Paese di una misura che è universalistica – appunto di contrasto alla povertà - così come a Caritas Italia dice ormai da anni in linea con quella che è l’alleanza contro la povertà: quel cartello di oltre 35 realtà associativa e del mondo dei sindacati che cerca, appunto, di favorire l’introduzione di questo intervento di contrasto alla povertà strutturato.  








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