2016-12-04 14:06:00

Festival della famiglia: le istituzioni non lascino soli i giovani


“Attuare la Carta della Famiglia che attraverso sconti su beni e servizi possa dare una mano a tutti i nuclei e incoraggiare i giovani a formare una propria famiglia”. Con questo invito rivolto al ministro del Lavoro da parte delle Associazioni famigliari si è concluso ieri a Trento il Festival della famiglia, che per questa edizione ha avuto come filo conduttore il tema della denatalità e dei giovani. Il servizio di Marina Tomarro:

I giovani devono reinventarsi, fare esperienze che mettano alla prova sul serio, uscire dalla zona di comfort, ma le istituzioni devono provare ad ascoltarli con attenzione, aiutandoli a realizzare i loro sogni. Con questa riflessione si è concluso il Festival della famiglia, che per questa edizione ha avuto protagonisti i giovani e il loro futuro. Tante le storie di chi non ha avuto paura di mettersi in gioco come i partecipanti al concorso "Strike", storie di giovani che cambiano le cose, di cui sono stati presentati i dieci migliori candidati. Tra loro anche Andrea Morandi, un giovane bresciano con la passione per gli ortaggi biologici e la bicicletta che ha creato il progetto "Ortociclo". Ascoltiamo il suo racconto:

R.- Nasce innanzitutto da una mia passione personale, che è quella per il buon cibo locale, stagionale e possibilmente biologico e naturale. E con la mancanza di un servizio di cui Brescia centro ne aveva necessità: la reperibilità di prodotti di questo tipo, quindi vegetali freschi, frutta e verdura principalmente, che arrivano da aziende agricole locali. Io mi occupo della distribuzione e quindi di facilitare questo incontro fra i piccoli produttori agricoli e i cittadini, con consegna a domicilio, tramite ordini che mi vengono fatti su un sito Internet, che è una piattaforma. Io prendo questi ordini e consegno due giorni a settimana, martedì e venerdì, al domicilio delle persone: arrivo sotto casa con questa bicicletta e consegno la borsa di prodotti freschi.

D. – Il tuo esempio quanto può essere utile anche ad incoraggiare i tuoi coetanei?

R. – Potrebbe essere utile – come dico sempre – nel senso che questo è un modello che si può sviluppare in qualsiasi altro posto ed è un modello sviluppabile da gente del territorio. Quindi io non posso andare in un altro territorio e ricominciare questa attività: da parte mia lo posso fare solamente a Brescia, perché conosco il territorio, i produttori e conosco quello che cresce nella zona. E’ replicabile in maniera abbastanza semplice, non con un grande investimento: e questa quindi potrebbe essere una bella idea, un bell’incoraggiamento.

D. – Il sostegno delle istituzioni quanto è importante in questo caso?

R. – E’ importante nel senso che – secondo me – bisognerebbe creare dei percorsi di aiuto, segnando un po’ la traccia, il percorso di quello che bisogna fare per aprire una nuova attività, gli aiuti che ci sono, i bandi, i concorsi – ad esempio – aperti in quel periodo… Questo potrebbe essere un buon aiuto, si!

Tra i ragazzi c’è stato chi, come Martina Dei Cas, dopo aver partecipato ad un progetto di volontariato internazionale in Nicaragua, una volta tornata in Italia ha deciso di fare qualcosa di concreto per aiutare la scolarizzazione di quelle popolazioni. Ascoltiamo la sua testimonianza:

R. – Questa idea nasce nel 2011 dopo un mio viaggio ed una esperienza di volontariato internazionale in Centroamerica, di fronte alle tante difficoltà che il popolo nicaraguense deve affrontare, anche con la sua grande dignità; siccome a me piace scrivere, ho pensato di dedicare i diritti di autore dei miei due romanzi “Cacao amaro” e “Il quaderno del destino” ad una fornitura di materiali didattici per i bambini e i ragazzi del Nicaragua rurale e questo proprio perché possano continuare a studiare e a lottare per realizzare i loro sogni.

D. – In questo Festival i giovani sono protagonisti. Ma quanto è importante l’aiuto delle istituzioni, affinché i ragazzi continuino a sognare?

R. – E’ fondamentale! Io credo che le famiglie, le istituzioni, debbano puntare tanto sulla cultura: ad investire in istruzione non si sbaglia mai! Certo i risultati non si vedranno domani o nell’immediato, ma fra dieci anni di sicuro ci saranno e saranno positivi.

Durante il Festival si è posta anche l’attenzione alla difficile conciliazione tra lavoro e famiglia, soprattutto per le donne costrette a volte a scegliere di lasciare il posto. La Provincia Autonoma di Trento, per andare incontro a queste esigenze, ha introdotto il telelavoro, che oggi  vede coinvolti 400 impiegati della provincia. Ascoltiamo il commento di Stella Giampietro, responsabile del servizio per il personale:

R. – Il telelavoro, nella materia conciliazione vita-lavoro, che è prettamente femminile, perché – non nascondiamocelo – le esigenze di cura gravano fondamentalmente sulla donna, è importantissimo! Abbiamo visto che da questa esperienza di telelavoro, che è ormai una misura organizzativa strutturata, il personale femminile ci ha guadagnato: è riemerso, perché con il telelavoro riesce sicuramente a conciliare molto meglio le esigenze familiari, anche le esigenze personali e di badare un po’ a se stessi, con le esigenze primarie che sono quelle di lavoro. Ma quella che ritengono essere stata la conquista più importante in Provincia autonoma di Trento è che il personale femminile, che notoriamente ha sempre chiesto il part-time per dedicarsi alle esigenze di cura, ha chiesto in molti casi un aumento dell’orario di lavoro e quindi si è passati dalle 18 alle 24 ore, dalle 24 alle 30 ore; e in altri casi anche al rientro a tempo pieno. Quindi una realizzazione sul lavoro, una realizzazione in famiglia; gente soddisfatta, molto soddisfatta; e dei responsabili di struttura che sono soddisfatti, perché da indagini che abbiamo fatto presso i dirigenti delle strutture è emerso in molti casi che l’attività non è variata e quindi abbiamo lo stesso livello di produttività; in un 25 per cento di casi, un incremento della produttività.

Grande, dunque, l’attenzione del Trentino verso i bisogni  della famiglia. Ascoltiamo il commento del presidente della Provincia autonoma Ugo Rossi:

R. – Il Trentino cerca di utilizzare al meglio le sue competenze e lo fa cercando di valorizzare il ruolo soprattutto dell’associazionismo familiare che, ben prima dell’azione dei decisori politici, si è messo in moto per dare risposte ai bisogni delle famiglie. Abbiamo cercato di accompagnare tutto questo e, utilizzando la possibilità della leva fiscale sul nostro territorio, abbiamo introdotto detrazioni all’addizionale Irpef sui figli, tariffe agevolate sugli asili nido, ma certamente anche noi dovremmo alzare gli obiettivi e dare – per esempio – maggiore copertura alla risposta degli asili nido rispetto al totale dei bambini che nascono nella nostra Provincia: siamo oggi intorno al 35-36 per cento e i Paesi europei più avanzati sono intorno all’80 per cento. Quindi anche noi abbiamo un bel cammino da fare…








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