2016-12-02 07:04:00

India. Bando delle rupie: la protesta di poveri e classe media


Esplode la protesta contro il bando delle banconote da 500 e 1000 rupie che il governo indiano ha decretato al fine di combattere la contraffazione di moneta, cogliendo alla sprovvista i cittadini. Più di 100mila gli abitanti scesi nelle strade di Calcutta per esprimere il proprio malcontento, e altri 6mila hanno manifestato a Mumbai, fulcro dell’economia del Paese. Una mossa che ha portato ulteriori difficoltà alla classe media e ai poveri, costretti già quotidianamente ad affrontare code interminabili agli sportelli bancari per cambiare le vecchie banconote. A peggiorare la situazione, già altamente precaria, la notizia che i membri del partito di governo Bjp (Bharatiya Janata Party) erano già stati informati in precedenza dell’eliminazione dei tagli più diffusi, potendo così mettere al sicuro i propri risparmi. A delineare la situazione Elisabetta Basile, docente alla Facoltà di Economia di Roma La Sapienza, intervistata da Sabrina Spagnoli:

R. – È un’operazione con cui è stata prosciugata la base monetaria, in sostanza: hanno tolto molta liquidità dall’economia. Nel 1978 lo hanno fatto per limitare l’economia nera e quella criminale, sempre con le stesse banconote, solo che in quell’anno 500 e 1000 rupie erano una cifra notevole, mentre oggi sono una cifra molto ridotta. Quindi quello che è stato fatto è stato eliminare queste banconote da 1000 e 500 rupie, sostituendole poi dopo circa una settimana, dieci giorni con altre banconote nuove; quindi sono quelle banconote che sono andate fuori corso. Il significato di questa operazione è stato quello di spingere tutti coloro che possedevano queste banconote ad andare in banca e cambiarle con banconote di taglio più piccolo, cioè da 100 rupie. Nel 1978, quando l’hanno fatta, chi andava a cambiare queste banconote doveva spiegare dove le aveva prese: e questo ha un senso, perché, se l’obiettivo è quello di limitare le transazioni nere e clandestine, se qualcuno deve dichiarare dove le prende, deve anche rivelare qual è la fonte: quindi la fonte criminale, nera ecc. Quest’anno non è stata chiesta questa cosa: le banconote sono state cambiate liberamente alle banche con l’unico vincolo di presentare un documento d’identità. Mentre si è fatta questa operazione, contemporaneamente non si è stampata abbastanza cartamoneta in banconote piccole, tale da consentire che l’economia avesse la stessa liquidità.

D. – Chi ha preso questa decisione è consapevole di aver gettato in miseria migliaia di civili?

R. – Certamente. Oggi la dimensione della banconota, pur essendo uguale a quella che è stata demonetizzata nel 1978, è completamente diversa: 500, 1000 rupie sono una cifra molto piccola. Per una famiglia di tre persone, la spesa necessaria al giorno per mangiare è di 750 rupie. Chi viene colpito è chi lavora con queste banconote piccole: in particolare viene colpito chi lavora nell’economia informale.

D. – Ovviamente c’è stata una manifestazione di protesta: secondo lei porterà ad ottenere un qualche risultato?

R. – No, non si torna indietro. Le banconote saranno sostituite da altre banconote da 500 e 2000 rupie. L’operazione si concluderà a fine dicembre. È un’operazione che ha un senso; il malcontento popolare che c’è stato, c’è stato. C’è un malcontento forte da parte dell’opposizione a Modi, che interpreta quest’azione come un tentativo di togliere la liquidità soprattutto all’opposizione stessa. Girano anche voci – giustificate, perché sono usciti molti articoli al riguardo sui quotidiani indiani – che nei giorni precedenti all’iniziativa, sono state cambiate in banca molte banconote portate da esponenti del partito del governo. Gli alti funzionari del partito di Modi pare che fossero già informati di questa situazione. L’obiettivo di questa operazione, secondo alcune critiche che ho letto nei giornali, era stato quello di togliere disponibilità di moneta all’opposizione in vista delle elezioni che ci saranno a giorni nell’Uttar Pradesh; disponibilità che invece è stata assicurata al partito del governo attraverso questo cambio delle monete, che è avvenuto prima.

D. – Quindi, in teoria non si prevede nemmeno un crollo globale dell’economia del Paese, di fatto…

R. – No, lo escludo. Ci sono alcune stime che parlano di qualche perdita. Certamente, la manovra porterà – alcuni dicono – ad una riduzione provvisoria del tasso di crescita, ma non credo che questo intervenga nell’economia nel suo complesso. Questo non vuol dire che l’economia indiana stia benissimo: certamente sta molto meglio dell’economia dei Paesi europei, con tassi di crescita molto elevati. Ma i problemi dell’economia indiana sono strutturali e non sono collegati a questa manovra. Questa manovra può peggiorare, per esempio, un problema strutturale dell’India che è il ridotto mercato interno, però è una manovra che dura poco: dura un mese.








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