2016-12-01 11:36:00

Giornata Aids. Caritas: fa meno paura, ma è rischioso non parlarne


Oltre 30 milioni di persone nel mondo hanno perso la vita finora a causa del virus Hiv, soprattutto nelle regioni più povere del pianeta. Lo ricorda la Caritas italiana in occasione della Giornata mondiale di lotta all'Aids che si celebra oggi. All'udienza generale il Papa ha ricordato ieri la ricorrenza auspicando che tutti abbiano accesso alle cure e ai farmaci e raccomandando l'assunzione di comportamenti responsabili. La Caritas italiana è fortemente impegnata nell'opera di informazione e di educazione, in particolare dei giovani, riguardo ad una malattia di cui si continua a morire, ma di cui si parla sempre meno. Questo l'obiettivo anche dell'apertura oggi, agli studenti di alcune scuole romane, delle strutture di accoglienza per malati di Aids della Caritas di Roma a Villa Glori. Adriana Masotti ha chiesto a Fabiana Arrivi, come è nata l'idea delle tre case famiglia di cui attualmente è la responsabile:

R. – Nel 1988, la Caritas diocesana di Roma ha iniziato a occuparsi di Aids. A quel tempo, l’epidemia era proprio agli inizi. Le persone contagiate, nel giro di poco tempo morivano e morivano anche per strada abbandonate negli ospedali … l’emarginazione e la paura nei confronti di questa malattia erano molto forti. E quindi, il bisogno, l’esigenza di un posto che accogliesse queste persone. L’inizio non è stato facile: ci sono state le rivolte delle persone del quartiere che non accettavano, avevano paura; nel tempo, la situazione si è evoluta. Sicuramente, dal punto di vista sanitario la terapia è diventata efficace e l’aspettativa di vita delle persone affette si è allungata. Mentre l’aspetto sanitario è migliorato notevolmente, la corretta informazione e il superamento del pregiudizio ha fatto passi avanti ma non quanto l’aspetto sanitario.

D. – Qual è oggi la realtà di Villa Glori? Chi sono le persone che ci vivono? Che cosa fanno?

R. – Villa Glori è passato da un servizio di accompagnamento alla morte a un servizio di promozione della persona, dove l’impegno contro l’emarginazione è importante e dove i residenti stessi partecipano anche alla formazione dei giovani, entrando in relazione con loro.

D. – Ecco, in questa Giornata le tre case-famiglia di Villa Glori si aprono proprio agli studenti delle scuole di Roma per una mattinata di incontro …

R. – Sì. Questa attenzione agli studenti e ai giovani c’è da tanto tempo, in tutta la Caritas, e in particolare sul tema Hiv/Aids, vista la mancanza di informazione che c’è tra i giovani e anche la discriminazione, la paura ancora di questa malattia di cui si parla sempre di meno. Si parla di meno sia perché, appunto, essendo migliorata la terapia, giustamente la malattia fa meno paura, ma non parlarne rischia di far dimenticare quali sono le modalità per evitare di contagiarsi, e questo l’abbiamo visto nei tanti incontri che da molti anni si fanno nelle scuole. Il percorso per gli studenti è stato pensato sotto due aspetti. Sicuramente, l’aspetto formativo più classico, quindi nella loro scuola, insieme ai nostri operatori, per aumentare le loro conoscenza; ma poi, anche diverse giornate qui, a Villa Gloria, insieme ai nostri residenti, perché è attraverso la relazione che la discriminazione diminuisce. E perciò hanno fatto questa bella esperienza di quotidianità anche condividendo le attività che i nostri residenti svolgono: lavori semplici di giardinaggio, laboratorio di ceramica … Quindi, condividendo momenti piacevoli con i nostri residenti, la paura e il pregiudizio diminuiscono molto. Una delle tre scuole è un liceo artistico che ha fatto i ritratti dei nostri residenti e ha scelto come titolo della mostra “Un tè a Villa Glori – l’arte del condividere”.

D. – I residenti raccontano ai giovani come vivono, come affrontano la malattia …

R. – Nella spontaneità del lavoro insieme, anche del guardare la televisione insieme, del farsi una partita a carte, spontaneamente i ragazzi fanno delle domande e i residenti raccontano della propria vita. E questo colpisce molto, ha un duplice effetto: sia di riduzione della discriminazione, perché si riducono le distanze, e sia di formazione perché poi vedono, collegano, quello che abbiamo studiato a scuola con la vita reale e le testimonianze spontanee che poi rimangono, segnano questi studenti.








All the contents on this site are copyrighted ©.