2016-11-30 16:14:00

Silence, il film di Scorsese sui martiri gesuiti in Giappone


"Scorsese non è nuovo ai temi drammatici che investono problematiche spirituali e religiose. Lui pensava a questo film da molto tempo ma era una impresa vasta, profonda, difficile. Alla fine ci è riuscito e per noi è stata una grandissima avventura".

 

Padre Emilio Zanetti SJ, a Taipei da otto anni, ha collaborato nella realizzazione dell'ultimo film di Martin Scorsese "Silence" ed è l'unico gesuita convolto anche come comparsa. Ai nostri microfoni racconta l'entusiasmo di aver lavorato con attori di grandissimo livello. "C’è stato solo da imparare. Loro erano precisissimi, ci chiedevano tutti i dettagli sia storici, sia sociali per dare il meglio in questa pellicola". E spiega anche la preparazione a cui si è sottoposto il cast: "E' stato il padre James Martin a seguire fin dall’inizio il set, accompagnando gli attori protagonisti e il regista nell’approfondimento del tema trattato nel libro omonimo di Shusaku Endo (1966), già premiato in una nostra università a Santa Clara. C'è stato un lungo cammino spirituale, soprattutto per il protagonista Andrew Garfield, che ha compreso gli Esercizi Spirituali ignaziani e ore di riflessione sulla Bibbia. Mi ha sorpreso quanto questo ragazzo si sia lasciato guidare e assorbire da questa esperienza e dal clima della persecuzione dei missionari perseguitati. Trovarsi in silenzio, davanti al silenzio di Dio nelle vicende tragiche: è in sostanza la domanda centrale del film, come spiegare questo silenzio". E aggiunge: "Chi ha letto il romanzo resterà certamente affascinato dall’arte e dal genio di Scorsese".

Un film che bene si raccorda ai temi della misericordia

"Abbiamo avuto l'occasione di vivere uno scambio bello e arricchente", racconta padre Zanetti precisando che "non è facile lavorare per una troupe americana in Asia. Vedere questi giovani attori, che avranno una carriera bellissima davanti a loro, impersonare dei gesuiti che vivevano queste profonde lacerazioni interiori tra il servire una comunità e il sentire e seguire la voce di Dio, dimensioni che alla fine si riconnettono, è stata una esperienza unica. Tutti credo nella propria vita hanno avvertito il silenzio di Dio di fronte a situazioni inspiegabili, quindi tutti ne potranno beneficiare.

E la misericordia si collega benissimo con il film stesso. Quest’anno straordinario del resto ha toccato anche persone di altre religioni qui perché non si vede un Cristianesimo giudicante. Oggi qui la missione presenta lo stile del dialogo e della speranza. Un amico che è appena tornato dal Giappone mi ha raccontato di quanto lui rimanga sempre più colpito per l'atteggiamento delle persone di altre culture di fronte alle storie del Vangelo e alla figura di Papa Francesco, molto conosciuta e stimata, per il suo stile, la sua immediatezza, e per come è capace di scardinare certi schemi".

 

 

 

 

 

 








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