2016-11-29 14:04:00

Minori e nuovi media: perché troppa tecnologia fa male


Le nuove tecnologie hanno apportato numerosi cambiamenti nella vita quotidiana degli individui, per certi versi coadiuvano le faccende di tutti i giorni, sensibilizzano l’opinione pubblica su aspetti rilevanti, per altri provocano seri rischi per la salute, soprattutto dei più giovani. Un recente studio della Gsma (Assoziazione Internazionale degli Operatori di Telefonia Mobile) ha evidenziato come il 69% dei bambini europei e giapponesi possiede uno smartphone che, inevitabilmente, consente di accedere ad internet e a numerose applicazioni invitanti che espongono i più fragili a messaggi spesso non adatti. A complicare ulteriormente le cose, la mancanza di dialogo tra figli e genitori, e quelli che dovrebbero essere gli insegnamenti di un padre e di una madre, diventano influssi digitali irradiati da un contenitore di informazioni, per cui i giovani non sempre hanno in mano gli strumenti adatti per comprendere i rischi cui si sottopongono. La Dott.ssa Isabella Poli, direttrice scientifica del Centro Studi Minori e Media, evidenzia quali sono le incognite cui i ragazzi vanno incontro nell’intervista di Sabrina Spagnoli:

R. – I rischi sono stati spesso anche descritti in modo dettagliato sia dai pediatri sia dai critici dei media. Più che di controllo io parlerei di accompagnamento. Il problema dei minori davanti ai media, e soprattutto ai new media, è che sono soli, non sono accompagnati: né nel momento in cui usano uno di questi mezzi di comunicazione, né accompagnati nel loro uso in generale. I genitori non devono delegare altri e la scuola ovviamente deve fare altrettanto: aiutare i propri figli ad un uso responsabile dei media. Devono essere abbracciati ma con le braccia “aperte”, perché i bambini, i minori, devono essere liberi di poter fare da soli le loro scelte anche nel campo della comunicazione e dell’informazione.

D. – Le nuove tecnologie permettono oggi di monitorare i propri figli ovunque e in qualsiasi momento, questo grazie anche a specifiche app sui cellulari o addirittura gps nelle scarpe. Quindi se prima si chiedeva a un bambino dov’era stato, adesso il dialogo viene meno: si monitora ma non si dialoga più in casa…

R.  – E’ cominciato con la tv nella sala da pranzo: la tv che diventava amica di famiglia ma diventava una presenza ingombrante. Poi, siamo passati agli altri media, quelli più sofisticati. E in realtà questo non serve e non aiuta né i genitori né i figli perché i genitori si impigriscono in queste nuove tecnologie ma nello stesso tempo non cercano di trovare un modo di accompagnare i propri figli nel formarsi in questo campo. E c’è anche l’importanza della scuola oltre che della famiglia: dovrebbe aiutare a un uso critico, dovrebbe essere un aiuto più strutturato messo a sistema con, ad esempio, la media education cioè l’educazione all’uso responsabile dei media.

D. - I dati della Gsma sono piuttosto allarmanti. Si parla infatti del 39% dei ragazzi europei e giapponesi che entra in stato di ansia se internet è precluso. Oppure il 10% dorme di meno per stare dietro a internet. Il 20% addirittura taglia le relazioni. Cosa porta a questo stato di isolamento?

R. – Un fuga anche dalla realtà. Noi, come Centro studi minori e media, abbiamo fatto varie ricerche, ad esempio, sull’uso di internet e sull’uso dei videogiochi e la risposta dei ragazzi è stata abbastanza sconcertante. Per esempio, dicevano che se avevano un appuntamento rimandavano perché dovevano finire il gioco. Queste risposte mettono sicuramente in allarme. Non significa che si deve vietare l’uso ai minori di questi nuovi media. In realtà i media sono come un Far West dove si trovano le miniere d’oro ma si trovano anche i serpenti e gli sciacalli. Significa aiutare i propri figli a formarsi anche nel campo della comunicazione.

D. – Quali dovrebbero essere le accortezze per i genitori che lasciano i figli in balìa dei media?

R. – Partiamo dal vecchio media, la televisione: l’apparecchio televisivo non deve essere nella stanza dove si pranza. Se è possibile, inoltre, bisogna trascorrere del tempo insieme ai propri figli nell’uso di questi media. Molto spesso i figli sono più preparati dei genitori ma questo non significa che non si debba stare loro accanto. Direi di non fare usare il computer e i vari giochi elettronici a bambini molto piccoli. Se si fa, si fa solo in caso eccezionale.








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