Si è concluso ieri il Secondo Simposio Internazionale sull'economia organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di vita Apostolica presso l’Auditorium della Pontificia Università Antonianum. Ieri mattina il card. João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione, si è rivolto ai presenti indicando nuovi cammini di speranza che si sono aperti per i consacrati e le consacrate come frutto dell'Anno della Vita Consacrata. «La speranza di cui parliamo - ha detto - non si fonda sui numeri o sulle opere, ma su Colui nel quale abbiamo posto la nostra fiducia e per il quale nulla è impossibile». Forte è stato anche l'appello a camminare insieme nell'ascolto di Dio e nella sinodalità.
I consacrati devono anteporre l’essere all’avere
Nel suo cammino, «la persona consacrata si sente chiamata ad anteporre l’essere all’avere,
lo stare davanti a Dio rispetto al fare per Dio. I voti rendono capaci di assumere
il modo di esistenza di Cristo stesso in cui tale "stare" diventa dono di sé, fecondo
nella reciprocità dei discepoli» - ha spiegato suor Nicla Spezzati, sottosegretario
della Congregazione nel corso della sua relazione. «Pensare l’economia significa essere
inseriti nel processo di umanizzazione, che ci rende, per dirla con i latini, humanissimi,
ossia persone nel senso più pieno del termine consapevoli di se stesse e della propria
relazione-missione nel mondo: “io sono una missione sulla terra e per questo mi trovo
in questo mondo” (EG 273)».
L'attenzione alla scelta di vicinanza e inserimento tra i poveri e di impegno
per la giustizia
«Amministrare la nostra condizione umana con saggezza, nell’obbedienza delle sue leggi
intrinseche e della vocazione ricevuta è la prima economia a fondamento della vita
consacrata», ha detto la religiosa, sottolineando come una costante magisteriale sia
l’attenzione alla scelta di vicinanza e inserimento tra i poveri e di impegno per
la giustizia. «Un religioso non può essere dedicato ad opere di giustizia sociale
e ad alleviare il disagio dei poveri, senza che la propria vita tenda ad una effettiva
povertà; così non si può coltivare una povertà individuale e comunitaria che non si
esprima anche in una vicinanza ai bisognosi».
I criteri alla base delle future scelte operative
Ieri pomeriggio, mons. José Rodríguez Carballo, arcivescovo Segretario della Congregazione,
ha indicato i criteri che devono essere alla base delle future scelte operative: Fedeltà
al carisma: uso delle opere e delle risorse dell’Istituto al servizio del carisma.
Tutela dei beni ecclesiastici: salvaguardia del patrimonio stabile (e, quindi, del
complesso dei beni necessari per garantire l’autosufficienza economica e la sopravvivenza
dell’Istituto, nonché per agevolare il conseguimento dei suoi fini). Sostenibilità
delle opere: intesa come necessità di esame preventivo e verifica in merito alla capacità
delle opere di mantenere, nel contempo, fedeltà al carisma ed equilibrio economico.
Capacità di render conto: indicare gli obiettivi e specificare le modalità operative
per raggiungerli; rispetto della disciplina canonica e civile; attitudine a rendere
conto dei risultati di gestione. Povertà: uso dei beni secondo le finalità a cui sono
destinati; distacco da una concezione proprietaria dei beni. «Da tali criteri - ha
concluso - possono essere ricavate alcune indicazioni operative, da declinare secondo
le specifiche caratteristiche degli Istituti, con particolare riferimento a natura
e attività svolte, dimensione e articolazione, contesto territoriale di operatività,
legislazione statuale applicabile e scelte organizzative adottate». (V.T.)
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