2016-11-25 09:34:00

Papa: cultura degli aborigeni non dev'essere lasciata scomparire


La cultura degli aborigeni australiani “non dev’essere lasciata scomparire”: è quanto afferma Papa Francesco in un Messaggio in occasione del 30.mo anniversario della storica visita compiuta da San Giovanni Paolo II il 29 novembre 1986 ad Alice Spring, quando incontrò gli aborigeni e gli isolani dello Stretto di Torres, in Australia.  Il Messaggio è stato inviato dal  nunzio apostolico a Canberra, mons. Adolfo Tito Yllana, al presidente del Consiglio cattolico degli aborigeni e degli isolani dello Stretto di Torres, John Lochowiak. Il servizio di Sergio Centofanti:

Papa Francesco esprime la sua “spirituale vicinanza” agli aborigeni australiani e la sua “profonda stima” per il loro “antico patrimonio culturale” che manifesta “la genialità e la dignità” di questo popolo.  Ricorda le parole di Giovanni Paolo II, pronunciate 30 anni fa: “Non crediate che i vostri doni valgano così poco da non dovervi più preoccuparvi di conservarli. Condivideteli tra di voi e insegnateli ai vostri figli. I vostri canti, le vostre storie, le vostre pitture, le vostre danze, le vostre lingue, non devono mai andare perdute”.

“Quando condividete le nobili tradizioni della vostra comunità - scrive Francesco - voi testimoniate anche il potere del Vangelo di perfezionare e purificare ogni società e in questo modo si compie la santa volontà di Dio”.

Già nel suo storico discorso, Giovanni Paolo II aveva ricordato che il Vangelo “parla tutte le lingue. Apprezza e abbraccia tutte le culture. Le sostiene in tutte le cose umane e, se necessario, le purifica”. Papa Wojtyla aveva denunciato gli abusi compiuti dai colonizzatori europei che hanno espropriato i territori abitati da sempre dagli aborigeni, considerandoli “terra di nessuno”.

Nel 1992 l’Alta Corte australiana ha emesso una storica sentenza stabilendo il declino del principio di “terra nullius”. Il 21 giugno scorso, dopo una battaglia durata quasi 40 anni, il popolo aborigeno australiano dei Larrakia ha finalmente riottenuto le sue terre ancestrali: 52mila ettari nel Territorio del Nord, nei pressi di Darwin.

Parlando con i Gesuiti il 24 ottobre scorso, Papa Francesco è ritornato sulla questione dei popoli indigeni, sottolineando che oggi la globalizzazione uniformante e distruttiva li vuole annullare. Invece, le loro culture “vanno recuperate”.  In campo ecclesiale, riferendosi all’epoca coloniale, ha affermato che l’ermeneutica di quel tempo “consisteva nel cercare la conversione dei popoli”: era “un’ermeneutica di tipo centralista, dove l’impero dominatore in qualche modo imponeva la sua fede e la sua cultura. È comprensibile che a quell’epoca si pensasse così, ma oggi è assolutamente necessaria un’ermeneutica radicalmente differente” che valorizzi “ogni popolo, la sua cultura, la sua lingua”. Il Papa si riferisce alla positiva esperienza di inculturazione tentata dai missionari gesuiti Matteo Ricci in Cina e Roberto de Nobili in India: “Essi furono pionieri, ma una concezione egemonica del centralismo romano frenò quell’esperienza, la interruppe. Impedì un dialogo in cui le culture si rispettassero”. 








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