2016-11-24 14:53:00

Torna a Roma la mostra dei 100 presepi


Sono 150 le natività provenienti da 13 regioni italiane e da oltre 40 Paesi, esposte nella tradizionale mostra internazionale “100 Presepi” che si è aperta oggi a Roma nelle Sale del Bramante, in Piazza del Popolo. Le opere, che rimarranno esposte fino al prossimo 8 gennaio, sono realizzate con materiali tradizionali come legno e cartapesta, ma anche in vetro soffiato e paglia, e vogliono raccontare la vita quotidiana dei territori da cui provengono. Il servizio di Marina Tomarro:

Una natività arrivata dall’Iraq con un Gesù che nasce tra le macerie lasciate dai bombardamenti e proprio lì, dove c’è solo morte, quel Bambino ridona speranza, così come riporta la luce tra i carcerati nel presepe realizzato dai ragazzi della comunità Villa Maraini di Roma per tossicodipendenti, con i detenuti che escono dalle loro celle per poterLo ad adorare. E ancora natività colorate che arrivano dall’Honduras e dal Perù e vogliono raccontare la bellezza e il calore di quelle terre, dove non c’è solo la povertà. Sono solo alcune delle  opere esposte nella mostra "100 presepi". Ascoltiamo  la curatrice Maria Carla Menaglia:

R. – Quest’anno ne abbiamo 150 che provengono da 40 Paesi e da 13 regioni italiane. Ci sono presepi artistici, di fantasia, tradizionali e sono molto interessanti perché sia quelli che provengono dalle varie regioni italiane sia quelli che arrivano dai Paesi esteri sono un po’ la testimonianza della cultura e del folklore del territorio di provenienza. Ci sono bellissimi presepi che provengono dalla Puglia, in cartapesta, proprio con la tecnica pugliese; dalla Sicilia, quelli in terracotta di Caltagirone; poi c’è un presepe scenografico napoletano, con il volto, le mani e i piedi in terracotta e gli occhi in vetro e con gli abiti che provengono dalle seterie di San Leucio.

D. - Perché il presepe continua ad affascinare tanto?

R. - Perché è una tradizione proprio italiana. E’ una tradizione che avevamo negli anni ’70 e che mio padre ha cercato di far rivivere iniziando questa mostra. Infatti noi facciamo anche un laboratorio che si chiama “Il presepe come gioco”: i bambini costruiscono un personaggio del presepe e poi lo portano a casa, proprio per diffondere l’idea del presepe nella propria casa.

D. – In questa edizione c’è un pensiero speciale rivolto ai piccoli di Amatrice…

R. – Sì, certo, vogliamo essere vicini anche concretamente e infatti abbiamo appoggiato la raccolta che sta portando avanti la regione Lazio per i terremotati.

E la mostra diventa un'occasione per riflettere sul vero significato del Natale. Ascoltiamo l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita:

R. – Questa mostra ci ripete quel gesto di amore di Dio che ci tocca il cuore: Natale è amico dell’uomo, di tutti gli uomini. E questi presepi mostrano quanto questo messaggio sia universale, da Francesco a Papa Francesco; è come una crescita incredibile di amore che prende i colori, le lingue e le forme di tutte le parti del mondo, perché il Natale viene per cambiare i cuori e per cantare la pace, così com’è colorata in ogni parte.

E il pensiero per le popolazioni colpite dal sisma dello scorso 24 agosto e non solo in questi giorni di festa diventa ancora più forte. Ascoltiamo ancora l’arcivescovo Paglia:

R. – I segni parlano ed è singolare che questa mostra che ricorda Amatrice ci riporti appunto lì dove il presepe è nato e quindi tornare, "con un debito", a San Francesco che ha inventato il primo presepe. Mi pare un gesto molto bello. Sembra che quel presepe parli ancora, però va vissuto come lo ha vissuto Francesco d’Assisi. In questo senso è un grande messaggio che rivoluziona la durezza e le chiusure di oggi per quell’amore che cambia, trasforma e rende più bella la vita di tutti.








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