2016-11-24 10:05:00

Sant'Egidio presenta riforme per umanizzazione delle carceri


Presso il carcere di Regina Coeli, la Comunità di Sant’Egidio presenta ai detenuti le proposte fatte durante l’appuntamento “Pena e speranza: carceri, riabilitazione, esecuzione della pena, riforme possibili”, svoltosi il 16 novembre nella Nuova Aula del Palazzo dei Gruppi Parlamentari, per una esecuzione della pena più capace di riabilitazione, con la partecipazione del Cortile dei Gentili, di deputati e senatori, testimoni ed esperti. C’era per noi Davide Dionisi:

Non è stato certo una “spallata al sistema”, ma il Giubileo e il successivo incontro su “Pena e speranza. Carceri, riabilitazione, esecuzione della pena, riforme possibili”, promosso lo scorso 16 novembre dal Cortile dei Gentili, ha mosso qualcosa nel mondo carcerario. Ha tolto un po’ di polvere dalle sbarre e sollecitato gli organismi preposti a creare strutture extramurarie, utili a contrarre i tempi per la riabilitazione, oppure a individuare forma di depenalizzazione dei reati minori e offrire la possibilità di scegliere soluzioni alternative. Oggi nel carcere di Regina Coeli la Comunità di Sant’Egidio ha presentato ai detenuti le proposte avanzate in quella sede per rendere più dignitosa la loro vita. La testimonianza di Paolo Impagliazzo, volontario della Comunità di Sant’Egidio nelle carceri di Rebibbia e Regina Coeli:

R. – Molto è stato fatto, negli ultimi anni, come la riduzione del numero dei detenuti e l’aumento delle misure alternative, e questo già è un passo molto importante portato avanti dal governo italiano. Rimangono aperte tante questioni: io penso che la principale sia quella dell’incontro e dell’ascolto per i detenuti che si trovano soli e quindi maggiormente in difficoltà. Non conta tanto avere un paio di pantaloni in più, quanto piuttosto qualcuno con cui parlare, con cui confrontarsi. E la domanda che viene rivolta spesso a chi da fuori entra dentro è: “Che si dice, fuori? Che cosa succede?”, cioè la voglia di rimanere in contatto con il mondo. Rimane poi ancora la grande domanda del lavoro, che è troppo poco presente in carcere, per cui tanti detenuti sono costretti a un ozio forzato, perché non ci sono opportunità di lavoro.

D. – Si parla spesso di radicalizzazione, in carcere, soprattutto per quanto riguarda i detenuti musulmani. E’ possibile auspicare di vivere la propria fede in carcere? E’ utile?

R. – In carcere c’è tanto tempo per pensare. Spesso si riscopre la propria fede. Spesso ci si confronta con il proprio fallimento, con quello che non si è riusciti a fare. Da qui nascono, credo, due sentimenti: la rabbia contro tutto e contri tutti, quindi una rivolta; il secondo sentimento è il desiderio di ricominciare e questo spesso è legato anche alla richiesta di perdono, di sentirsi parte di una comunità di fedeli … Allora, in questo senso credo che non dobbiamo lasciare la ricerca religiosa al fai-da-te o alla televisione, ma dobbiamo prendere in considerazione la domanda profonda di fede di ogni uomo. Con la Comunità di Sant’Egidio festeggio in carcere il Natale, ma festeggio anche la fine del mese di digiuno del Ramadan con i musulmani. Io credo che siano momenti molto importanti, e credo che la presenza di preti, di catechisti ma anche di imam, che possano guidare, è molto importante per evitare proprio la radicalizzazione.

D. – Nell’incontro nel carcere di Regina Coeli si è parlato di umanizzazione del carcere, ma anche di festa con i detenuti alla presenza di alcuni artisti. Che significato può avere un momento del genere?

R. – Un significato importantissimo. I carcerati soffrono per tanti motivi, però un sintomo lampante di questa sofferenza è il fatto che i suicidi in carcere sono molti di più che “fuori”, gli atti di autolesionismo sono frequentissimi … Noi non possiamo calcolare numericamente l’effetto di questi momenti, se riducono o meno i suicidi; sappiamo però che hanno un effetto positivo perché ridonano dignità alle persone, fanno loro sentire che sono parte di un mondo come il nostro ed è molto importante per abbassare le tensioni, per ridurre le tensioni.








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