2016-11-24 11:45:00

Colombia: firmata la nuova intesa di pace tra governo e Farc


In Colombia prosegue il processo di pace tra governo ed ex ribelli delle Farc. Dopo la bocciatura in referendum di un primo accordo, ieri a Bogotà è stata firmata una nuova intesa, che modifica in parte la precedente. Per il presidente Santos si archivia un capitolo doloroso della storia del Paese. Per l’ex capo dello Stato, Uribe, alla guida del fronte del “no”, invece, troppe le concessioni fatte. Ce ne parla Giancarlo La Vella:

Il nuovo accordo, di 310 pagine, introduce oltre 50 modifiche volte ad attenuare le critiche portate al testo precedente dal leader dell’opposizione di destra ed ex Presidente, Alvaro Uribe, che tuttavia non appare ancora convinto. I cambiamenti vanno dal divieto per i magistrati stranieri di giudicare i crimini commessi dalle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, all’impegno degli ex ribelli a rinunciare alla proprietà su alcuni beni, derivanti dal traffico della droga, allo scopo di risarcire le vittime. Nel suo discorso il Presidente Santos ha riconosciuto che il nuovo testo non soddisfa tutti, ma è l'unica opportunità di chiudere un capitolo così doloroso della storia colombiana. Sarà ora il Congresso che dovrà ratificare il trattato.

Sulla possibilità che, comunque, sia stato avviato uno stabile processo di pace in Colombia, Giancarlo la Vella ha sentito l’esperto di America Latina, Roberto Da Rin, inviato speciale del Sole 24 ore:

R. - È quello che tutti si augurano. Certamente non sarà facile placare proteste dei parenti delle vittime, ma forse l’ostacolo più grande viene da Uribe , l’ex presidente della Colombia, che guida il Comitato per il “No” al processo di pace. In verità è un “no” all’accordo di pace, che è stato siglato dal suo ex delfino, Santos, ora presidente delle Repubblica. Santos ha dovuto naturalmente accettare dei compromessi, per concludere questo accordo, che è stato reso possibile anche dalla mediazione di Cuba che ha svolto un ruolo importante, e questo è stato riconosciuto a livelli internazionale persino dagli Stati Uniti. Uribe non vuole l’accordo di pace, perché concede troppo spazio agli ex guerrieri delle Farc, che ora tecnicamente potrebbero essere eletti in Parlamento come deputati.

A questo punto l’ultima parola spetta al parlamento. Una sorta di escamotage per evitare il rischio di un nuovo fallimento in referendum?

R. - È esattamente così. È un escamotage che cerca di trovare una exit strategy al “no” del referendum popolare. Quindi l’accordo è stato naturalmente rivisto non in modo sostanziale, ma con dei piccoli accorgimenti e il parlamento lo approverà senz’altro, perché ovviamente c’è già stato un accordo preventivo tra le forze politiche in campo. Quindi il voto popolare purtroppo viene dribblato, anche se, va detto, questo accordo di pace, nella sua prima stesura, aveva perso di poco nel giudizio popolare.








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