2016-11-22 09:05:00

Niente muro tra Usa e Messico nei primi 100 giorni di Trump


In un video messaggio il neo presidente Usa, Donald Trump annuncia il suo piano per i primi 100 giorni alla Casa Bianca. Nel programma previste nuove regole per il commercio, l’immigrazione e l’occupazione. “La mia agenda sarà fondata su un semplice principio di base - ha proclamato  Trump- mettere l'America al primo posto. Adriana Masotti:

Non c’è la costruzione del muro anti immigrazione tra Stati Uniti e Messico, nei primi cento giorni di governo di Donald Traump. Con un video di due minuti e mezzo, diffuso nella serata di ieri, il neo presidente svela il suo programma dove al primo punto afferma la volontà di ritirare gli Usa dalla Trans-Pacific Partnership, cioè l'accordo commerciale con undici Paesi asiatici e del Pacifico ereditato da Obama, per sostituirlo con accordi commerciali bilaterali. Sull'immigrazione invece Trump parla solo di "indagini su tutti gli abusi che riguardano programmi di rilascio dei visti che danneggiano i lavoratori americani". In agenda poi l’impegno a restaurare ordine, giustizia e posti di lavoro, secondo le promesse fatte durante la campagna elettorale. Intenzione di Trump poi quella di cancellare le norme ecologiche introdotte da Obama per tornare a incrementare la produzione di carbone e di gas naturale. Silenzio invece su un altro cavallo di battaglia del neo presidente: l'abolizione della riforma sanitaria fortemente voluta dal suo predecessore e sul piano da mille miliardi di dollari per le infrastrutture. Previsto infine un piano complessivo di protezione delle infrastrutture dagli attacchi informatici e da ogni forma di attacco. Benché, dunque, non lo annunci nel video, pare che sul fronte immigrazione Trump stia valutando comunque una stretta sull'ingresso dei musulmani negli Usa. In un altro documento in possesso del presidente scritto per i primi 365 giorni alla Casa Bianca, ai primi punti si legge: aggiornare e reintrodurre il programma di schedatura degli immigrati musulmani ideato dopo gli attentati dell'11 settembre; rendere più severi i controlli sugli ingressi, azzerare il numero di rifugiati siriani accolti negli Usa.

Sulle misure annunciate da Donald Trump, Giancarlo La Vella ha intervistato Luciano Bozzo, docente di Studi Strategici e Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:

R. – Diciamo che non c’è niente di nuovo rispetto a quello che Trump aveva sostenuto, a più riprese, durante la campagna elettorale. Si tratta di vedere se e quanto gli Stati Uniti potranno davvero realizzare questi intenti, nel senso che – ad esempio – essi potrebbero andare a colpire la capacità e la possibilità di consumo di beni a basso costo e quindi ritorcersi, in qualche maniera, contro gli stessi interessi americani e la volontà di mantenere elevato il tasso di consumo.

D. – Donald Trump, e con lui tutti coloro che lo hanno votato, avvertono che, in questo momento, gli Stati Uniti sono sotto attacco?

R. – Sì, Trump ha colto questo senso di timore che indubbiamente è presente nella società americana e quindi questa percezione profonda di insicurezza e vuole in qualche maniera rassicurare il proprio elettorato.

D. – Nessun cenno ai rapporti con l’Europa…

R. – E’ abbastanza evidente a tutti gli osservatori che l’Europa è un attore secondario, ammesso che la si possa definire un attore unitario. Trump non si preoccupa particolarmente del rapporto con l’Europa: il Vecchio Continente, per lui, pare rappresentare una sorta di fastidio, più che un problema. Quello che pare interessare soprattutto a Trump, nel rapporto con l’Europa, è cercare di redistribuire, a vantaggio ovviamente degli Stati Uniti, i costi per la difesa comune e quindi per la Nato: ad oggi gli Stati Uniti, da soli, si fanno carico di oltre il 70 per cento del bilancio dell’Alleanza Atlantica, ma ovviamente non hanno i due terzi del prodotto interno lordo dei Paesi membri e, quindi, vogliono giungere a una ripartizione più equa del peso economico derivante dalla spesa militare per l’Alleanza.

 








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