2016-11-21 13:17:00

Giornata Mondiale della Televisione: un media tra presente e futuro


Un tempo era l’apparecchio fisso con un solo canale a disposizione, relegato nel salotto di casa, oggi, complici i nuovi supporti di fruizione come pc e smartphone, la televisione è in grado di seguirci ovunque e in qualsiasi momento. Il mezzo televisivo ha da tempo acquisito un ruolo centrale nella vita quotidiana degli individui, tanto che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite già nel 1996 aveva istituito il World Tv Day rimarcandone l’importanza. Se da un lato si guarda al passato, non si può fare a meno di domandarsi cosa ci si aspetta per il futuro e quale direzione prenderà l’industria televisiva. Industria che ad oggi conta una forza lavoro di 600mila persone e 610milioni di spettatori quotidianamente. Sabrina Spagnoli ha chiesto al Prof. Alberto Marinelli, docente in Connected and Social Television presso l’Università La Sapienza, com’è cambiato il nostro rapporto con il mezzo televisivo e quale futuro ci attende:

R. – La televisione è molto evoluta dal suo debutto ad oggi, anche se l’accelerazione degli ultimi dieci anni è stata veramente straordinaria; complice nell’accelerazione è stato il processo di successiva ibridazione, convergenza, con le tecnologie internet. E questo ha sostanzialmente riformulato il quadro, sia dal punto di vista della competizione – entrano cioè nuovi protagonisti che prima era impensabile avere – sia, soprattutto, cambiano i modi di guardare la televisione.

D. – Com’è cambiato il modo di fruire la televisione? Cosa ci si aspetta oggi dal mezzo televisivo?

R. – È un discorso che vale soprattutto per le generazioni più giovani: sono le generazioni che, invece di essere state socializzate precocemente dalla televisione, hanno iniziato la loro carriera di “consumatori mediali” direttamente sul web. Hanno un approccio nei confronti della televisione come mezzo normale – standard – completamente differente dal passato, nel senso che vanno a cercare i contenuti dove vogliono, quando vogliono, e sui dispositivi che normalmente utilizzano: pc, tablet, smartphone. Questo sta cambiando radicalmente anche l’approccio dei broadcaster tradizionali, i quali, per evitare di non avere punti di contatto con questo pubblico, stanno declinando, con sempre maggiore attenzione e capacità professionale, un’offerta multi-piattaforma; e stanno liberando il tempo e il luogo di visione.

D. – In passato, la televisione veniva considerata “pulpito e cattedra”: è ancora valida oggi questa concezione? È soltanto mero intrattenimento invece?

R. – Probabilmente, per la maggior parte delle persone giovani, mentre per la mia generazione e poi per quelle successive, la televisione aveva una certa funzione di centralità, e soprattutto un livello di universalità rispetto alle cose che diceva molto più forte di quanto poi accada per le generazioni più giovani. Per esempio, è molto probabile che i telegiornali, per le generazioni più giovani, non siano la prima fonte di informazione, ma che le informazioni invece vengano prese da internet o dai social media. Quindi è evidente che il “pulpito” o la “cattedra” si sia lievemente attenuata, abbassata, dal punto di vista del posizionamento. Il che non significa però che la televisione non sia centrale, e non lo sia per tutte le abitudini di consumo, non solo per l’intrattenimento. Il vero problema è che dobbiamo imparare a concepire la televisione come un medium centrale: è una nuova forma di centralità o una nuova forma di esercizio del pulpito in qualche modo, del diritto di vocalità che compete a chi sta nel pulpito.

D. – Qual è il futuro della televisione? Verso quale direzione stiamo andando ora?

R. – Il futuro della televisione non è univoco, come quello di molti altri media. Sicuramente, il futuro sarà fortemente differenziato, nel senso che ci saranno tanti modi differenti di guardare la televisione. Alcuni li stiamo sperimentando adesso, altri emergeranno. Tutto il resto sarà prodotto in qualche modo dall’interazione complessa che ho descritto: se la televisione ha goduto per 40 anni di uno splendido e dorato isolamento, tutto questo sta andando piano piano, progressivamente, in frantumi, man mano che le generazioni, nate con la televisione, stanno invecchiando. Il futuro sarà molto più frammentato, differenziato, personalizzato, senza che questo significhi di nuovo isolamento. Lo abbiamo imparato con altre tecnologie dirompenti come i videogiochi: avverrà anche per la televisione del futuro: sarà molto più frammentata; forma di memorizzazione pubblica condivisa; e dovremo ritrovare questo stare insieme faticosamente, ritrovandoci attraverso le tecnologie di relazione che utilizziamo.








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