2016-11-19 12:49:00

Papa a neo cardinali: combattete virus inimiciza, andate tra la gente


Amate, fate il bene, benedite e pregate. Sono le quattro esortazioni che Papa Francesco ha rivolto ai nuovi 17 cardinali creati stamani nel Concistoro nella Basilica di San Pietro. Il Pontefice ha messo in guardia dal “virus della polarizzazione e dell’inimicizia” da cui non è immune neppure la Chiesa. Quindi, ha esortato i neo porporati ad andare verso il Popolo di Dio come testimoni di perdono e riconciliazione. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“…hos Venerabiles Fratres creamus…”
“Creiamo cardinali di Santa Romana Chiesa questi nostri fratelli…”. La formula in latino pronunciata da Papa Francesco riecheggia tra le navate della Basilica Petrina. E’ un momento di festa per la Chiesa: 17 nuovi pastori, di 11 nazioni dei 5 continenti, diventano cardinali, “membri del Clero di Roma” per cooperare “più intensamente” al servizio apostolico del Romano Pontefice. E’ il “Concistoro delle periferie”: per la prima volta ci sono nazioni che hanno un loro cardinale. Nello scorrere dei volti dei neo porporati, che ricevono la berretta dal Papa, si coglie in modo eloquente l’universalità, la cattolicità appunto della Chiesa. Nell’omelia per l’occasione, Papa Francesco ricorda innanzitutto ai nuovi cardinali che Gesù dopo aver scelto gli Apostoli non li ha mantenuti in alto sulla montagna, ma li ha condotti in pianura, “al cuore della folla”. Ed ha chiesto loro di essere misericordiosi come il Padre.

Gesù ci chiede di amare i nostri nemici, non demonizzarli
Francesco ha così ribadito le 4 esortazioni che il Signore gli rivolge per plasmare la loro nuova vocazione: “amate, fate il bene, benedite e pregate”. Il problema, ha osservato il Papa, “sorge quando Gesù ci presenta i destinatari di queste azioni, e in questo è molto chiaro, non usa giri di parole né eufemismi”:

“Amate i vostri nemici, fate il bene a quelli che vi odiano, benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi trattano male (cfr vv. 27-28). E queste non sono azioni che vengono spontanee con chi sta davanti a noi come un avversario, come un nemico. Di fronte ad essi, il nostro atteggiamento primario e istintivo è quello di squalificarli, screditarli, maledirli; in molti casi cerchiamo di ‘demonizzarli’, allo scopo di avere una ‘santa’ giustificazione per toglierceli di torno”.

Nel cuore Dio non ci sono nemici, siamo noi che classifichiamo le persone
Per Gesù, ha ripreso, “il nemico è qualcuno che devo amare”. Nel “cuore di Dio – ha ribadito – non ci sono nemici, Dio ha solo figli”:

“Noi innalziamo muri, costruiamo barriere e classifichiamo le persone. Dio ha figli e non precisamente per toglierseli di torno. L’amore di Dio ha il sapore della fedeltà verso le persone, perché è un amore viscerale, un amore materno/paterno che non le lascia nell’abbandono, anche quando hanno sbagliato. Il Nostro Padre non aspetta ad amare il mondo quando saremo buoni, non aspetta ad amarci quando saremo meno ingiusti o perfetti; ci ama perché ha scelto di amarci, ci ama perché ci ha dato lo statuto di figli”.

“L’amore incondizionato del Padre verso tutti – è stata la riflessione del Papa – è stato, ed è, vera esigenza di conversione per il nostro povero cuore che tende a giudicare, dividere, opporre e condannare”. Sapere che Dio “continua ad amare anche chi lo rifiuta è una fonte illimitata di fiducia e stimolo per la missione”.

Non dividiamo le persone in nemici che ci minacciano
“Nessuna mano sporca – ha detto il Papa – può impedire che Dio ponga in quella mano la Vita che desidera regalarci”. Quindi, ha osservato che la nostra è un’epoca caratterizzata da “forti problematiche e interrogativi su scala mondiale”. Un’epoca in cui tornano muri e polarizzazioni:

“Vediamo, ad esempio, come rapidamente chi sta accanto a noi non solo possiede lo status di sconosciuto o di immigrante o di rifugiato, ma diventa una minaccia, acquista lo status di nemico. Nemico perché viene da una terra lontana o perché ha altre usanze. Nemico per il colore della sua pelle, per la sua lingua o la sua condizione sociale, nemico perché pensa in maniera diversa e anche perché ha un’altra fede. Nemico per…  E, senza che ce ne rendiamo conto, questa logica si installa nel nostro modo di vivere, di agire e di procedere. Quindi, tutto e tutti cominciano ad avere sapore di inimicizia”.

Combattere virus della polarizzazione e dell’inimicizia anche nella Chiesa
Poco a poco, ha ammonito, “le differenze si trasformano in sintomi di ostilità, minaccia e violenza”. “Quante ferite – è il rammarico del Papa – si allargano a causa di questa epidemia di inimicizia e di violenza, che si imprime nella carne di molti che non hanno voce perché il loro grido si è indebolito e ridotto al silenzio a causa di questa patologia dell’indifferenza”:

“Quante situazioni di precarietà e di sofferenza si seminano attraverso questa crescita di inimicizia tra i popoli, tra di noi! Sì, tra di noi, dentro le nostre comunità, i nostri presbiteri, le nostre riunioni. Il virus della polarizzazione e dell’inimicizia permea i nostri modi di pensare, di sentire e di agire. Non siamo immuni da questo e dobbiamo stare attenti perché tale atteggiamento non occupi il nostro cuore, perché andrebbe contro la ricchezza e l’universalità della Chiesa che possiamo toccare con mano in questo Collegio Cardinalizio”.

I cardinali siano capaci di perdono e di riconciliazione
Nella Chiesa, ha soggiunto, “proveniamo da terre lontane”, pensiamo “in modo diverso e celebriamo anche la fede con riti diversi. E niente di tutto questo ci rende nemici, al contrario, è una delle nostre più grandi ricchezze”. “Come Chiesa – ha detto ancora – continuiamo ad essere invitati ad aprire i nostri occhi per guardare le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della loro dignità, privati nella loro dignità”:

“Caro fratello neo Cardinale, il cammino verso il cielo inizia nella pianura, nella quotidianità della vita spezzata e condivisa, di una vita spesa e donata. Nel dono quotidiano e silenzioso di ciò che siamo. La nostra vetta è questa qualità dell’amore; la nostra meta e aspirazione è cercare nella pianura della vita, insieme al Popolo di Dio, di trasformarci in persone capaci di perdono e di riconciliazione”.








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