Intervista in esclusiva di Papa Francesco al quotidiano cattolico Avvenire, alla vigilia della chiusura del Giubileo della Misericordia. Ce ne parla Roberto Piermarini
Il Giubileo? Non ho fatto un piano – afferma il Papa – Semplicemente mi sono lasciato portare dallo Spirito. La Chiesa è il Vangelo, non è un cammino di idee. “A me piace pensare – prosegue Francesco nella conversazione con Stefania Falasca – che l’Onnipotente ha una cattiva memoria. Una volta che ti perdona, si dimentica. Perché è felice di perdonare. Per me questo basta. Fare l’esperienza del perdono insegna a spostare la concezione cristiana dal legalismo alla Persona di Dio che si è fatto misericordia”. “Alcuni, come certe repliche ad ‘Amoris laetitia’ - afferma il Papa – continuano a vedere solo o bianco o nero, mentre nel flusso della vita si deve discernere. Ma le critiche – continua Francesco - “se non c’è un cattivo spirito, aiutano. Certi rigorismi nascono dal voler nascondere in un’armatura la propria insoddisfazione”. Nessuna svendita della dottrina. Servire i poveri è servire Cristo. Sui recenti incontri ecumenici in particolare quelli in Svezia per il 500° della riforma luterana, Papa Francesco afferma che non sono frutto dell’Anno Santo della Misericordia ma di un percorso avviato col Vaticano II. Nessuna accelerazione, osserva, è il cammino del Concilio che va avanti e si intensifica. In questo momento l’unità si fa su tre strade: camminare insieme con le opere di carità, pregare insieme e poi riconoscere la confessione comune così come si esprime nel comune martirio, nell’ecumenismo del sangue”. Infine condanna il proselitismo tra cristiani che è in sé stesso un peccato grave e si dice convinto che “il cancro nella Chiesa è il darsi gloria l’un l’altro. Nella reazione di Lutero c’era anche questo: il rifiuto di un’immagine di Chiesa come un’organizzazione che poteva andare avanti facendo a meno della Grazia del Signore”.
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