2016-11-18 12:05:00

No al Referendum, F. Vari: con Italicum troppo potere a governo


I fautori del No mettono in collegamento la riforma costituzionale e le nuova legge elettorale, l'Italicum, che però non è in Costituzione e può essere modificata con un procedimento ordinario dal Parlamento. Alessandro Guarasci ha sentito il costituzionalista Filippo Vari, vicepresidente del Centro Studi Lavatino:

R.  – L’Italicum è pensato in funzione della riforma costituzionale, tanto è vero che si tratta di una legge elettorale che si applica soltanto alla Camera, dando per scontato e presupposto che passi la riforma costituzionale e il Senato non sia più oggetto di elezione diretta e non sia più una Camera che esprime la fiducia.

D. – Però, in questa riforma, i poteri del governo sostanzialmente non cambiano, almeno così dice il fronte del Sì…

R. - Il governo uscirebbe sostanzialmente rafforzato dalla riforma e avrebbe la possibilità di ottenere pronunciamenti delle Camere in tempi certi sui disegni di legge che richiede. Quello che invece è molto problematico è il rapporto che si determina tra un sostanziale indebolimento dei procedimenti decisionali e una legge elettorale ipermaggioritaria che sostanzialmente mette il Paese in mano a chi un voto più dell’altro. Oggi nel Paese esistono tre poli: quello di centro-destra, quello di centro-sinistra, e il Movimento 5 Stelle, che sono tutti intorno all’asticella del 30 per cento; se contiamo le astensioni, ciò vuol dire che l’Italicum consentirà a chi è minoranza nel Paese, che ha un 25 per cento del consenso dell’elettorato, di avere un 54 per cento dei membri della Camera.

D. – L'Italicum è una legge ordinaria, la legge elettorale, dunque può essere cambiata. E poi, tra l’altro, un forte premio di maggioranza c’è in molti Paesi europei e addirittura in Italia e nei Comuni, che in sostanza vengono considerati un esempio di stabilità politica…

R. – L’Italicum può essere considerato che ricalchi la legge che riguarda l’elezione dei Comuni più importanti, però questa è una peculiarità solo italiana: cioè nessun Paese, nessuna democrazia, nessuna liberal-democrazia, ha una legge come la nostra; l’unico modello che si può ritenere simile o avvicinabile sarebbe quello greco, che sinceramente in questi tempi non è un modello da seguire. E in realtà, è vero che ci sono dei premi di maggioranza anche negli altri Paesi o che esistono sistemi maggioritari, qui però si ricade nello stesso vizio della precedente legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale: cioè c’è un eccesso di sovra-rappresentazione di chi vince le elezioni. E comunque continuano a esistere nel sistema istituti che potevano trovare una loro giustificazione in un assetto profondamente diverso, com’era quello fondato su un sistema elettorale proporzionale come il decreto legge.








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