2016-11-13 11:09:00

Martinez: Giubileo della Misericordia rilancia fraternità nel mondo


Il Giubileo della Misericordia sta per giungere alla sua conclusione: inaugurato un anno fa in periferia, a Bangui, in Centrafrica, Papa Francesco presiederà la chiusura dell’Anno Santo in San Pietro domenica 20 novembre, Solennità di Cristo Re. Per un primo bilancio di quest’anno giubilare, Federico Piana ha sentito Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo:

R. – Mi verrebbe da dire che in piena era di globalizzazione è stato il più grande evento di santità globale che l’umanità, la Chiesa, a partire dalle periferie di ogni angolo delle Terra, abbia potuto vivere. Lo definirei, davvero, un Anno Santo globale. La scelta di Papa Francesco di decentrare il Giubileo e di permettere ai vescovi di individuare in ogni angolo della terra una Porta giubilare, una Porta Santa da varcare - non dimentichiamo in modo particolare i luoghi di sofferenza le porte, le celle delle carceri, sono state Porte giubilari - mi sembra che tutto questo esprima un’intuizione straordinaria di Papa Francesco che va poi nella linea di quella cultura dell’incontro e di quella cultura del dialogo che sono un po’ la cifra del suo Pontificato. Certamente è un Giubileo che ha snudato il cuore di Papa Francesco e tutte le sue passioni, i suoi amori più profondi, le sue attenzioni personali, questo sguardo così incarnato che accompagna ogni sua parola, ogni suo gesto, hanno trovato in questo Giubileo della Misericordia delle pagine memorabili anche nella scelta del calendario giubilare. Direi che parole vere, autentiche, sono state accompagnate anche da gesti di portata storica in un anno che ha visto anche la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta nella giornata dedicata al Giubileo dei servitori, dei volontari e dunque di coloro che sono il primo volto, le prime braccia della misericordia. Ma ricorderei anche l’incipit di questo Giubileo, una sorta di anteprima a Bangui, “la capitale spirituale del mondo”, come venne definita con questa grande richiesta di pace. Quindi un Giubileo che si apre perché si possa dire in una terra come quella africana che conosce mille guerre, che il cuore di Dio si apre ed invoca pace. Dunque il Santo Padre con questo gesto, che anticipa l’apertura della Porta Santa dell’8 dicembre, ci ha dato in qualche modo anche la dimensione di questo evento globale.

D. - Che frutti porterà questo Giubileo soprattutto alle persone distanti, alle persone che non credono?

R. - Intanto spero, pensando ai credenti, che porti frutti di santità; un Anno Santo che non può che regalare santità. Guardando poi ai non credenti, al mondo, mi pare di poter ricordare l’immagine evangelica dei greci che vogliono vedere Gesù – “Vogliamo vedere Gesù”-; certamente il fascino evangelico che Francesco suscita mette anche i più lontani nelle condizioni di lasciarsi interrogare profondamente dallo Spirito Santo di Dio. La misericordia è creativa in se stessa, è la fantasia dell’amore e tutto questo non solo interpella, ma provoca anche interiormente al bene. Dunque mi pare di poter dire che non solo questo Giubileo mette tutti d’accordo, ma rilancia all’umanità del Terzo millennio la sfida fondamentale della fraternità: che gli uomini siano credenti o non credenti, in quanto uomini e in quanto partecipi del medesimo destino siamo chiamati a riscoprire la fraternità come la cifra del nostro essere uomini, cittadini, credenti di questo Terzo millennio.

 








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