Si è spento all’età di 82 anni il poeta e cantautore canadese Leonard Cohen. Lascia grandi successi, come Hallelujah e Suzanne. Nei suoi testi affronta l’amore e la religione, la gioia e il dolore della vita. Ce ne parla Sergio Centofanti:
(“Suzanne”)
Leonard Cohen s’ispira continuamente alle sue origini
ebraiche, pur non definendosi religioso. I suoi testi sono pieni di riferimenti biblici,
come in Hallelujah, dove canta l’amore ricordando la storia di Davide e Betsabea e
di Sansone e Dalila. In Suzanne parla di Gesù. A volte – dice – sento la grazia di
un’altra presenza nella mia vita, ma non posso costruirci una struttura spirituale.
Cohen è affascinato dal mistero delle parole. Vorrei dire tutto quello che c’è da
dire in una sola parola, confessa. Soffre di depressione, spesso è preso dal pessimismo.
Prima o poi scoppierà la terza guerra mondiale, dice. Ma ama la vita. Si scaglia contro
l’orgoglio di chi uccide i bambini non ancora nati. E’ sempre dalla parte degli oppressi.
Sente che c’è un occhio che guarda tutti e valuta tutto. Questo mondo è pieno di conflitti
- afferma – eppure c’è un Hallelujah che sorge dal nostro cuore e abbraccia tutti
i contrasti. Aveva espresso un desiderio: vorrei vivere per sempre. Negli ultimi tempi
aveva detto: “Sono pronto, mio Signore”.
(“Hallelujah”)
All the contents on this site are copyrighted ©. |