2016-11-09 12:24:00

Trump smentisce i sondaggi e dopo la vittoria cambia tono


La vittoria di Donald Trump arriva inattesa rispetto a previsioni e sondaggi e rivede in profondità l’identità del Partito repubblicano. Un effetto rottura che si accompagna anche alle nuove sfide lanciate nel primo discorso del Presidente dai toni già diversi rispetto alla campagna elettorale. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Donald Trump è alla Casa Bianca grazie al voto popolare di rivolta che si è espresso a favore dei repubblicani ma che non ha nulla a che vedere con l’idea tradizionale di quel partito. E’ la prima novità che emerge dalla lunga notte americana: Maurizio Molinari, direttore de La Stampa, per anni corrispondente negli Stati Uniti:

R. – Il ceto medio bianco disagiato degli Stati del Midwest, che ha trovato in Donald J. Trump il suo paladino, lo ha accompagnato prima nella conquista del Partito repubblicano, perché nelle primarie lui ha sbaragliato tutti i suoi avversari che aveva dinanzi – oltre una dozzina: era un’espressione dell’establishment del partito tradizionale. Dopodiché, esprimendo ancora più forza, lo ha accompagnato fino a un passo dalla Casa Bianca. L’America sembra cambiare pelle ma soprattutto il Partito repubblicano è diventato un’altra cosa.

L' elezioni di Trump è una novità anche rispetto a previsioni, sondaggi, Tv e stampa, Cnn in testa, che per mesi hanno proiettato sul mondo l’immagine di una Hillary Clinton vincente. Un clamoroso errore? O l’America vera non è quella che si vuole mostrare? Lo abbiamo chiesto ad Alberto Castelvecchi docente di Public speaking alla Luiss:

R. – Nel tono era assolutamente conciliante, ma questo è di prammatica. Nei contenuti politici, il Donald Trump che abbiamo sentito conferma sostanzialmente il fatto di volere dare fiato all’economia industriale, di volere dare fiato alle infrastrutture con un piano di investimenti … cioè, ci sono anche dei contenuti politici abbastanza coerenti con il suo messaggio. Quello che è venuto meno, ovviamente, è quel tono al fulmicotone, quelle sue battute da battaglia in cui lui è anche molto bravo. Quello che non ci aspettavamo è il silenzio amareggiato della sconfitta, cioè di Hillary Clinton. Normalmente, chi perde le elezioni fa il cosiddetto speech di concessione, il 'concession speech' (il discorso con cui il candidato sconfitto riconosce la vittoria dell'avversario, ndr), che viene preparato anche questo: nel caso tu perda, devi avere pronto il discorso per poter parlare. Hillary Clinton no: è sparita. Ha fatto pronunciare a John Podesta, che è il capo della sua campagna di comunicazione, un piccolo speech in cui dice “ringraziamo Hillary Clinton per quello che ha fatto”; ma tale e tanta è stata l’amarezza della sconfitta, che rompendo veramente gli schemi della comunicazione politica non si è mostrata al pubblico. E questo fa capire quanto duro e quanto in profondità abbia picchiato la vittoria di Donald Trump a queste elezioni presidenziali.

La sfida economica è tra le prime che Trump intende affrontare: raddoppiare il pil e ricostruire l'America. Sentiamo a questo proposito Alia Katia Nardini americanista e docente di relazioni internazionali allo Sring Hill College di Bologna:

R. – Questo è il motivo per cui l’elettorato l’ha scelto: l’economia, portare il budget di nuovo in pari e riportare l’economia non soltanto in crescita ma appunto vedere una crescita molto importante. Con queste elezioni abbiamo visto che il voto ha espresso una bocciatura di quello che è stato fatto dalle politiche per l’occupazione dell’era Obama: quanto sarà possibile fare per Trump, è terreno inesplorato, perché l’impegno per il protezionismo sembra controintuitivo rispetto a un miracolo di crescita, che è quello che ha promesso Trump nel suo discorso della vittoria. 








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