2016-11-08 14:18:00

Terremoto. Mons. Boccardo: gruppi di volontari nelle tendopoli


“Rimettere a posto la Basilica di San Benedetto a Norcia non è solo un modo per ricostruire una Chiesa ma è un modo per ricostruire l'Europa". Così oggi il premier italiano Matteo Renzi. Sul terreno, intanto, continuano le scosse, una trentina nella notte. Alta anche la preoccupazione per gli allevamenti e l’agricoltura. Per fare il punto su quanto sta vivendo in particolare nella zona umbra, Debora Donnini ha intervistato mons. Renato Boccardo, vescovo di Spoleto-Norcia:

R. – La situazione è quella di sempre: gente che ancora dorme in macchina, che dorme nelle tensostrutture della Protezione Civile e un grande senso di fatica fisica e psicologica, perché ormai questa gente vive da oltre due mesi in una situazione di precarietà continua. Nella notte passata sono state oltre 30 le scosse di terremoto: leggere, non particolarmente intense, però naturalmente percepibili…

D. – Ad Amatrice ci sono stati problemi con le scuole. Lì come è la situazione?

R. – Attualmente le scuole sono chiuse, perché gli edifici scolastici risultano particolarmente lesionati. I sindaci delle zone colpite si stanno impegnando, anche chiedendo alla diocesi la disponibilità di alcuni luoghi, per poter riaprire quanto prima almeno le scuole dell’infanzia, la scuola elementare, la scuola media, in modo tale che anche attraverso la ripresa delle scuole la vita possa ritrovare una qualche parvenza di normalità.

D. – I giovani di Confindustria di Ascoli hanno lanciato un’iniziativa per permettere di acquistare online pacchi dono con i prodotti tipici. Si stanno organizzando anche lì le industrie per poter sviluppare questo tipo di progetti?

R. – Qualcosa di simile è stato fatto per la zona di Norcia e di Cascia. Qui i diversi titolari delle piccole aziende – si tratta di piccole aziende perché non ci sono aziende grandi – si sono coordinati e c’è una lista di negozi e di piccole aziende che online vendono i loro prodotti che rischierebbero altrimenti di deteriorarsi. Una delle grandi difficoltà di questo momento è proprio quella di rimettere in movimento l’economia.

D. – Oggi l’incontro con le Caritas. Qual è l’impegno della Chiesa in questo momento nella zona colpita, specialmente nella sua diocesi?

R. – Stiamo vivendo proprio in questo momento l’incontro con i responsabili delle Caritas di alcune Regioni di Italia che si sono dette disponibili ed interessate ad una collaborazione concreta: parlo della Caritas del Triveneto, della Caritas della Sardegna e della Caritas della Campania. Insieme con le Caritas diocesane dell’Umbria, stiamo facendo questa riunione  - è presente anche il direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu – per vedere proprio come concretamente dare risposte alle attese di questa gente, permettendo loro anzitutto di avere dei luoghi di incontro, quelli che si chiamano abitualmente i Centri di comunità, delle strutture in cui la gente possa stare insieme e ritessere un po’ un tessuto sociale, che adesso è evidentemente gravemente ferito. C’è il sostegno agli agricoltori e agli allevatori che hanno perso il loro sostentamento quotidiano, la vita di ogni giorno. In parallelo c’è, poi, il sostegno che chiamerei “di compagnia”, cioè delle persone che spendano il loro tempo per stare insieme con gli sfollati. Noi, come diocesi, abbiamo organizzato dei gruppi di sacerdoti ed alcuni volontari laici che a turno passeranno qualche giorno nelle tendopoli - e nei container e nelle casette quando ci saranno - proprio per condividere la vita quotidiana della gente e mantenere viva la speranza.

D. – Quando dovrebbero arrivare i container e le casette di legno nella zona colpita dell’Umbria?

R. – Le notizie che noi abbiamo ci dicono che nel giro di un mese dovrebbero arrivare i container e nel giro di qualche mese – immagino in primavera – le casette di legno.








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