"L'annuncio che il governo introdurrà un nuovo provvedimento che vieta ai rifugiati giunti in Australia via mare dal 19 luglio 2013 di richiedere un visto, è profondamente deludente. Andare alla ricerca di asilo non è illegale. Si tratta di un diritto umano fondamentale. Eppure l'esecutivo vieterà loro per sempre di venire qui": lo afferma il vescovo Vincent Long, presidente della Commissione per i rifugiati della Conferenza episcopale cattolica di Australia, esprimendo i sentimenti dei vescovi di fronte alle politiche del governo australiano in merito alla questione di rifugiati e migranti.
Condizioni disumane nei Campi profughi in Australia
Il vescovo spiega in una nota ripresa dall'agenzia Fides: "I motivi di tali misure,
alla luce della situazione attuale sulle isole di Manus Island e Nauru (dove l'Australia
ha campi di detenzione per i migranti, ndr), e alla luce delle sfide più grandi che
affronta l'Australia, sono discutibili. La comunità internazionale è rimasta sconvolta
dalle notizie sulle condizioni in cui vivono i richiedenti asilo in quei campi di
detenzione. Punire ulteriormente un piccolo numero di persone giunte via mare, anche
se non soddisfano i requisiti della definizione di 'rifugiato' è volutamente crudele
e non-australiano. Si tradisce la tradizione, lo Stato e il carattere del Paese che
siamo: orgogliosi di essere un Paese ricco di risorse con un grande cuore verso migranti
e rifugiati".
Le misure contro i profughi sono crudeli e inutili
Esprimendo la posizione della Conferenza dei vescovi, la nota conclude: "Esorto tutti
gli australiani a rifiutare queste misure crudeli e inutili. Dobbiamo costruire una
società più giusta, umana ed efficace nel trattare con le complesse questioni dei
richiedenti asilo e della protezione dei rifugiati. Infliggere dolore a un piccolo
gruppo di persone che non ci hanno causato nessun danno non è degno di tutti gli australiani".
(P.A.)
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