2016-11-06 08:00:00

Presidenziali Nicaragua: Ortega cerca il terzo mandato consecutivo


Elezioni oggi in Nicaragua, dove 3,4 milioni di persone si recano alle urne per eleggere il presidente della Repubblica. Il Paese è guidato dal 2006 dall’ex guerrigliero sandinista Daniel Ortega, che corre per ottenere il suo terzo mandato consecutivo, essendo presidente dal 2006. Nel 2014 una modifica costituzionale ha autorizzato la rielezione del presidente senza limiti di mandato. Ortega è il candidato del Fronte sandinista di liberazione nazionale, con sua moglie Rosario Murillo candidata alla vice-presidenza. Elvira Ragosta ha chiesto a Luis Badilla, direttore del Sismografo, quale sia il clima in cui si svolgono queste elezioni:

R. – Un clima di grande incertezza, di grande apatia, di grande indifferenza. Con ogni probabilità, l’astensione sarà altissima, anche perché il Paese ha una tradizione in questo senso. Ma siccome non c’è stato dibattito programmatico, non ci sono stati confronti tra il candidato principale che sicuramente vincerà perché tutto è fatto per quello – cioè Ortega – e gli altri cinque candidati minori, due candidati che erano rilevanti e che avrebbero in qualche modo potuto competere bene con Ortega sono stati eliminati per via giudiziaria … di fronte a questa realtà, tutto quello che si sa, si legge e si capisce, l’apatia e l’indifferenza sono notevoli. Quindi, su queste elezioni c’è una grande incognita riguardo alla sua vera credibilità e validità democratica.

D. – Anche il periodo pre-elettorale, nei mesi scorsi, è stato segnato da tensioni …

R. – Sì: tensioni di ogni tipo, come sono poi molto caratteristiche nel caso dell’America Latina; poi, in questo Paese dove esiste, purtroppo, una grande polarizzazione che va avanti da moltissimi anni e sulla quale non si può fare nemmeno la conta, nel senso di sapere più o meno quali siano numericamente le posizioni da una parte e dall’altra, perché l’intero sistema elettorale appare molto inquinato da personalismi. Ortega si presenta per la sesta volta consecutiva, ha più di 70 anni, è un uomo che – secondo me – non corrisponde alla realtà del Paese: il Nicaragua è sostanzialmente un Paese di gente giovanissima, però ha una classe politica vecchia, arrugginita e superata nel tempo, che non riesce a comunicare con il suo popolo …

D. – I vescovi nicaraguensi, preoccupati per la stabilità del Paese, hanno invitato i cittadini ad affrontare le elezioni con decisione e ad agire secondo coscienza, senza timore di coercizione …

R. – E’ vero. Però, i vescovi del Nicaragua hanno fatto una cosa assolutamente insolita, che non era mai accaduta nella storia politica dell’America Latina: invece di invitare a votare in coscienza, come si fa sempre, e come hanno fatto sempre tutti gli episcopati della regione, i vescovi del Nicaragua hanno scritto un documento in cui dicono che ognuno decida in coscienza se andare a votare o non andare a votare. Questo è veramente nuovo e questo riflette quale sia la situazione del Paese. Perché prima di porsi il problema di esprimere il proprio diritto a decidere sul destino del Paese, i vescovi chiedono a questo punto – per quello che è la situazione – che la prima questione sia invece decidere in coscienza se tu vuoi veramente, o meglio: se tu credi o non credi nella possibilità che il tuo voto possa avere una conseguenza sul futuro della nazione.

D. – Nonostante la crescita economica del 5 per cento, a partire dal 2011, il Nicaragua resta uno dei Paesi più poveri del Centroamerica, con il 30 per cento di popolazione che vive sotto la soglia di povertà. Quanto pesa questo elemento economico nelle elezioni?

R. – E’ fondamentale, perché la gente non ha la preoccupazione immediata, chiara, precisa sui grandi problemi del Paese, sul futuro della nazione, questione, tra l’altro, completamente assente in questa sorta di campagna pre-elettorale di questi mesi. Perché l’unica cosa che pensa la gente è vedere come vive domani! Quindi, l’angoscia esistenziale del popolo nicaraguense è una delle più pesanti nel continente o nella regione latinoamericana. La preoccupazione fondamentalmente è "campare" domani, vedere cosa si dà da mangiare ai figli domani, come si mandano a scuola i figli domani … Cioè, vive in un’urgenza del momento che impedisce assolutamente una visione del futuro o di prospettiva …








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