2016-11-04 14:28:00

Siria: regge la tregua ad Aleppo, ma si combatte nei dintorni


In Siria è iniziata questa mattina alle 9:00 ora locale la nuova tregua umanitaria di dieci ore decisa unilateralmente dalla Russia. Sospesi i bombardamenti ad Aleppo, anche se si combatte nei sobborghi periferici della città. Il servizio di Michele Raviart:

Regge la tregua ad Aleppo, per permettere ai ribelli siriani e ai 275 mila residenti di lasciare gli assediati quartieri orientali della città. La situazione è relativamente tranquilla e non si registrano azioni militari né da parte dell’esercito siriano e dei suoi alleati né da parte delle opposizioni. Aperti corridoi umanitari per combattenti e civili, anche se finora non sono stati utilizzati e c’è il timore che questa pausa possa essere il preludio a una massiccia offensiva russo-siriana nelle aree controllate dai ribelli.

L’obiettivo degli insorti è quello di rompere l’assedio ai quartieri orientali. La tregua non è rispettata nelle zone periferiche della città e nei sobborghi vicini. Combattimenti tra lealisti e ribelli sono in corso a nord e a sud, dopo che nella notte di ieri gli insorti hanno bombardato i quartieri occidentali controllati dal governo. Dodici i civili uccisi, anche se i media di Stato parlano di circa duecento morti. Ad ovest di Aleppo aerei da combattimento filo governativi stanno colpendo le linee di rifornimento dei ribelli, mentre a 24 chilometri dalla città è stato bombardato il villaggio di Atareb.

“Aleppo è diventata il simbolo di questo conflitto”, ha affermato l’inviato delle Nazioni Unite Staffan De Mistura, che ha ricordato come ieri colpi di mortaio e razzi abbiano colpito la parte ovest, sfiorando una chiesa, mentre nella parte est siano state usate contro palazzi civili bombe progettate per distruggere hangar aerei di cemento armato. “Alcuni, in particolare il governo”, ha proseguito De Mistura, “pensano che prendendo Aleppo la guerra finirebbe ma non è così. Non ci sarà un vincitore e un vinto, gli unici vinti sono i civili siriani. Abbiamo proposte politiche, ma quando le parti in causa sono convinte di poter vincere con una soluzione militare è difficile aprire il dialogo”.








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