2016-11-04 15:51:00

Libano: Hariri nuovo premier, si sblocca stallo istituzionale


L'elezione del nuovo presidente libanese Aoun e la nomina di Hariri contribuiscono ad una normalizzazione della vita istituzionale libanese, dopo uno stallo di oltre due anni. Ma quale è la sfida più grande che il nuovo premier libanese si appresta ad affrontare? Elvira Ragosta lo ha chiesto a Lorenzo Trombetta, corrispondete per l’Ansa da Beirut:

R. – Sicuramente visto l’accordo che ha portato Michel Aoun alla presidenza e Hariri a ricevere ieri l’incarico, dovrà dare a ciascun gruppo confessionale la poltrona all’interno dell’esecutivo. Quindi la missione più difficile – ed ecco perché probabilmente durerà mesi, come già accaduto in passato – della formazione del governo sarà un lungo tentativo di trovare l’alchimia giusta fra gli equilibri del Paese: ciascuna forza politica che oggi vuole, in qualche modo, essere rappresentata in parlamento e fuori dal parlamento, vorrà avere un suo rappresentante anche nel governo. E questo ovviamente influirà sulle difficoltà che Hariri stesso incontrerà.

D. – Quanto è stato importante il peso delle potenze regionali, in particolare Arabia Saudita e Iran, nelle nomina di Hariri?

R. – Il ruolo dell’Iran continua a pesare moltissimo sugli equilibri libanesi. Anche l’accordo che ha portato Michel Aoun alla presidenza e Hariri ad avere l’incarico è un accordo che in grande parte è stato elaborato da questi due grandi attori regionali. L’Iran, ormai negli ultimi anni, ha un peso maggiore; mentre l’Arabia Saudita, in Libano, ha visto calare gradualmente la sua influenza e anche il peso politico di Hariri nella comunità sunnita ha subito numerosi scacchi negli ultimi anni, anche perché l’Arabia Saudita non riesce più ad essere – economicamente, ma anche politicamente – così pesante come l’Iran. Comunque è un accordo – Aoun alla presidenze a Hariri come capo del governo – che è stato elaborato fuori dai confini del Libano.

D. – Saad Hariri non gode, però, dell’appoggio dei partiti pro-siriani e in particolare di Hezbollah. Quanto è importante questa cosa al momento?

R. – Non è molto importante, perché l’accordo quadro è che Hariri sia premier di un Paese che sappiamo esser diviso, ma che comunque rimane il Paese più sicuro e stabile del Medio Oriente. L’Arabia Saudita e l’Iran hanno deciso di farsi la guerra in Yemen, in Iraq e in Siria – con le dinamiche che ben conosciamo – ma da anni in Libano hanno deciso, in qualche modo, di parlare o di usare le armi in maniera diversa. Nonostante le dichiarazioni dei partiti filo-iraniani - più che filo-siriani - abbiano ovviamente sfiduciato il ruolo di Hariri, hanno anche detto che non andranno contro il suo operato e lo lasceranno lavorare: in qualche modo sono anche loro – i partiti vicini all’Iran – che hanno fatto sì che Hariri ricevesse questo incarico, perché oggi alla presidenza della Repubblica c’è un presidente cristiano-maronita che proviene comunque dall’asse politico molto vicino a Teheran.








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