2016-11-03 14:17:00

Vescovo Norcia: telefonata del Papa dono prezioso per i terremotati


Prosegue lo sciame sismico nel Centro Italia. Dalla mezzanotte sono state oltre cento le scosse di magnitudo superiore a due, la più forte di 4.8 all'1.35, con epicentro a Pieve Torina, nel Maceratese. E tra paura e sgomento il Papa torna a far sentire la sua voce. "Porto la mia vicinanza, la mia preghiera, la mia benedizione a tutta la gente di Norcia e della Valnerina, va sostenuta perché guardi con ottimismo al domani", ha detto Francesco in una telefonata, ieri pomeriggio, all'arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo che, Gabriella Ceraso, ha raggiunto telefonicamente per saperne di più:

R. – Stavo avviandomi verso il parcheggio per riprendere la macchina, dopo aver salutato il presidente della Repubblica che era venuto in visita alla città di Norcia, e squilla il telefono, mittente sconosciuto, e quando rispondo ho riconosciuto immediatamente la voce del Santo Padre. E’ stata una sorpresa gradevolissima e il Papa mi ha detto: “Ho provato altre volte a chiamare, anche nei giorni precedenti, quando stavo in Svezia però il numero che avevo non era corretto. E dunque vi volevo assicurare la mia vicinanza, la mia preghiera, la mia partecipazione alla sofferenza di tutta questa gente… Come sta la gente?”. E allora io gli ho spiegato che vive da due mesi con la precarietà e convive con la paura e con l’incertezza per cui è gente che è affaticata ormai, che è esausta. E gli ho detto: “Padre Santo, certamente quando dirò che lei ha chiamato, questo sarà per loro un incentivo, una consolazione forte e una spinta a non perdere la speranza”. Mi ha detto: “Sì, sì, degli che prego per loro, che sono vicino, che condivido il loro dolore, la loro forza ma spronali ad andare avanti”.

D. – L’ottimismo di guardare al domani, la cosa che il Papa le ha raccomandato, come si può realizzare?

R.  – Il punto di partenza è fidarsi del buon Dio che non vuole la sofferenza, il male dei suoi figli, anche se le forze della natura qualche volta li trattano male, noi sappiamo che siamo in buone mani e dunque dobbiamo innanzitutto confermare la nostra fiducia nella Provvidenza e nella misericordia di Dio. E poi dobbiamo avere fiducia e sollecitare la Provvidenza degli uomini. Abbiamo ricevuto in questi giorni numerose, variate, testimonianze di solidarietà, di vicinanza anche da altre parti del mondo. Questi impegni, le assicurazioni da parte delle autorità civili devono diventare concrete, in tempi brevi. Questa gente ha bisogno e ha il diritto di ritrovare quanto prima una vita sicura e degna. E allora bisogna che tutti insieme, tutte le istituzioni, tutti coloro che possono fare qualcosa superando divergenze, difficoltà, burocrazie, tutti altri possibili ostacoli, tutti si mettano insieme per realizzare qualcosa di buono per questa gente.

D.  – Continuare a vivere nella terra, nella loro terra, nelle loro case che non ci sono più. Questo anche è importante, mi sembra che il Papa lo abbia sottolineato?

R. – Esattamente perché questa è gente che ha qui tutta la loro storia. Lei pensi, ho visto gente più addolorata per la perdita della chiesa che non della propria casa. Nel senso che queste chiese che sono monumenti di arte, di storia, ma sono innanzitutto e soprattutto monumenti della fede e sono luoghi di identità. Dunque c’è un legame forte con il territorio e questo spiega anche la resistenza di tanti a doversi allontanare anche se andando via e ci sarebbe un luogo più sicuro, più tranquillo dove per vivere. Loro preferiscono rimanere sotto la tenda in attesa delle casette di legno promesse dalle autorità civili pur di non abbandonare il proprio territorio e continuare a farlo vivere questo territorio.

D. – Lei ha avuto la sensazione che la preoccupazione e anche il dolore del Papa fosse per le persone ma anche per il patrimonio perso?

R.  – Il Papa era certamente preoccupato per la situazione della gente e io gli ho detto anche di queste belle chiese che sono andate praticamente distrutte e lui era sensibile certamente anche a questa perdita ma ritengo che la sua preoccupazione prioritaria, come è la mia, come è quella di tutti, è il sostegno, l’accompagnamento, l’incoraggiamento alle persone, innanzitutto.

D. - In che occasione e come comunicherà ai fedeli di questa chiacchierata?

R.- Appena ho finito di parlare con il Papa in realtà ho subito telefonato al parroco della basilica di S. Eutizio e al parroco di Norcia chiedendo loro di diffondere la notizia ai fedeli. Ho sentito le loro voci incrinarsi per l'emozione: credo che questo sarà un dono prezioso, una iniezione di fiducia e di ottimismo di cui questa genete ha tanto bisogno.








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