2016-11-02 08:07:00

Truppe irachene ad est di Mosul. Tensione Iraq-Turchia


Prosegue la battaglia per la riconquista di Mosul, le forze irachene sostenute dai raid della coalizione internazionale sono entrati nella periferia est della seconda città irachena. Intanto si riaccende la tensione tra Baghdad e Ankara, dopo che la Turchia ha schierato centinaia di soldati e decine di mezzi corrazzati al confine, rivendicando un ruolo nella liberazione della città. Il servizio Marco Guerra:

Il centro di Mosul è accerchiato da un totale di 50.000 uomini delle truppe regolari irachene, dei paramilitari sciiti, delle tribù sunnite filo-governative e dei peshmerga curdi. Un esercito supportato dalle forze speciali di alcuni Paesi occidentali, e dai raid aerei e dai bombardamenti degli obici della coalizione a guida Usa. Lo schieramento è entrato nella periferia est, ha preso il controllo della sede delle tv di Stato e di diversi quartieri sulla sponda sinistra del Tigri che divide in due la città. La resistenza dei jihadisti al momento si è affidata soprattutto a blocchi di cemento e ordigni esplosivi, pochi gli scontri a fuoco diretti. Ma l’Onu lancia l’allarme per circa 25mila civili trasferiti dai miliziani in prossimità di edifici e aree sensibili per usarli come scudi umani. Finora sono solo circa 18mila i civili che hanno abbandonato Mosul e nel centro urbano si stima che restano asserragliati tra 4.000 e 7.000 combattenti del sedicente Stato Islamico, pronti ad azioni di disturbo dietro le linee come avvenne a Kirkuk. E infine si registra un nuovo picco di tensione tra Iraq e Turchia. Il premier iracheno al-Abadi ha intimato ad Ankara di smetterla con le “provocazioni”, riferendosi allo schieramento di 30 carri armati al confine a Nord di Mosul.

Sull’evolversi della situazione per la riconquista di Mosul, Giancarlo La Vella ha intervistato Fulvio Scaglione, esperto di politica estera di Famiglia Cristiana:

   

R. – Credo che la cacciata dell’Isis da Mosul avrà delle conseguenze rilevanti in due sensi: da un lato, evidentemente libererà l’Iraq da un grosso problema; dall’altro, potrebbe aggravare la situazione in Siria, perché è chiaro che molti di questi combattenti, almeno quelli che decideranno di non morire sul posto, cercheranno di sfollare verso la Siria e andranno ad aggiungersi a quelli che già là combattono.

D. – E’ lecito pensare anche a una riorganizzazione più completa dell’Is da qualche altra parte?

R. – Lo Stato Islamico e le sue milizie fin dal loro primo apparire hanno goduto di aiuti internazionali – questo lo sappiamo. Io credo però che le milizie jihadiste non siano un fenomeno spontaneo, ma siano uno strumento creato ad arte, come lo fu ai suoi tempi al Qaeda; e, se verranno eliminate o comunque drasticamente sconfitte in Iraq e in Siria, rinasceranno tra qualche tempo, secondo necessità, con qualche altro nome, con tattiche diverse, esattamente come lo Stato Islamico ha usato tattiche diverse rispetto ad al Qaeda di cui pure è figlio, e così via.

D. – Quindi l’eventuale riconquista di Mosul non vuol dire cancellare il Califfato. C’è rischio di ricadute a livello terroristico, anche fuori dalla zona mediorientale?

R. – Il rischio c’è, perché viviamo in società libere, ovviamente intendendo le società occidentali, che sono molto permeabili. Però è anche vero che basta girare in una qualunque delle nostre città per capire che, se questa strategia del terrore fosse stata applicata alle nostre società. avrebbe fatto e farebbe molte più vittime di quelle che abbiamo visto finora. Io credo che i morti occidentali servano al “marketing del terrore”,  come forma estrema di pubblicità, ma che l’obiettivo dell’Is non sia la guerra all’Occidente, quanto piuttosto il dominio del mondo islamico.

D. – Il fatto che l’Is, indietreggiando da Mosul, stia dando vita a violenze di ogni tipo, questo indica debolezza del Califfato, in questo momento?

R. – Gli uomini del Califfato hanno sempre massacrato civili, sin da quando sono comparsi in Siria e in Iraq: è la loro caratteristica. Ovunque cedano del territorio, si scoprono fosse comuni con centinaia e migliaia di corpi. L’Is massacra da sempre i civili, perché il suo è un progetto di affermazione del wahabismo su tutti i musulmani. Pur essendo un movimento sunnita, l’Is ha ammazzato molti più sunniti che sciiti, perché il suo obiettivo è imporre questa sua visione del mondo a tutto il mondo islamico.

 

 

 

 

 

 








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