2016-11-02 13:51:00

Mons. Perego: Papa ci ricorda il diritto a migrazione e ospitalità


Migrare è un diritto, ma è un diritto molto regolato. Il rifugiato viene da situazioni terribili e ha bisogno di più cura e più lavoro. Con queste parole, Papa Francesco ha dedicato all’accoglienza di chi arriva in Europa una parte importante della conferenza stampa sull’aereo che lo riportava dalla Svezia. L’Europa si è formata con le migrazioni – ha detto – chi  chiude le frontiere ha come cattiva consigliera la paura, ma dovrebbe invece avere la prudenza come buona consigliera.  Francesca Sabatinelli ha intervistato mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes della Cei:

R. – Mi pare che nel discorso della conferenza stampa sia stato ribadito, in maniera molto chiara, anzitutto il diritto a migrare e all’ospitalità dei migranti, soprattutto per i migranti che fuggono da situazioni di guerra e dai disastri ambientali. E la distinzione che il Papa fa, tra migranti e rifugiati, nella storia del diritto è sempre stata una distinzione che ha allargato questo diritto di migrare all’ospitalità, guardando non soltanto ai lavoratori, e quindi a chi è necessario per un’economia di un Paese, ma guardando anche al diritto di migrare delle persone che sono in fuga dalle guerre. Il Papa, giustamente, richiama la distinzione tra le due figure, ma al tempo stesso spiega anche come queste due figure siano altrettanto importanti da salvaguardare nel loro diritto di emigrazione.

D. – Mons. Perego, si può dire che è un passo importante anche il riferimento che il Papa fa alla prudenza dei governanti?

R. – La virtù della prudenza, nel Catechismo e anche in San Tommaso, significa salvaguardare il bene con realismo, cioè valutando e scegliendo i mezzi necessari per compierlo. Quindi, mi pare che sia una lezione molto importante per i politici di recuperare questo senso della prudenza, che mette al centro il bene, in questo caso dei migranti, ma valuta anche con realismo tutti quegli strumenti necessari da mettere in atto. Noi abbiamo assistito tante volte a come la valutazione, nel contesto europeo, della situazione dei migranti non abbia visto poi, successivamente, l’adozione dei mezzi necessari ad accompagnare queste migrazioni. E quindi: la superficialità, l’indifferenza e la chiusura sono proprio le risposte sbagliate – dice il Papa – anziché mettere in campo, con realismo, quei mezzi che sono necessari per compiere adeguatamente il bene di cui necessita chi è in fuga da guerre e da situazioni drammatiche.

D. – Quello che ci dice il Papa è “integrare, non ghettizzare”?

R. – Certamente. L’altro passaggio importante, e che è guidato proprio dalla prudenza, è questo. L’accoglienza chiede poi dei mezzi adeguati per accompagnare le persone all’interno di una realtà. Questo è proprio il frutto della politica di cui la prudenza è una virtù importante: questo accompagnamento che significa studiare mezzi e situazioni migliori per fare in modo che ci siano incontro, accoglienza,  ospitalità e integrazione, valutando tutti quegli strumenti che sono importanti. L’interessante è che il Papa abbia detto questo proprio in Svezia, dove una popolazione di meno di 10 milioni di persone sta accogliendo più di 400mila persone, è la nazione con diciassette persone accolte ogni 1000 abitanti: in Italia siamo a tre, in Germania a cinque, in Austria a dieci. Francesco lo ha detto, quindi, in una nazione che ha dimostrato non solo la capacità dell’accoglienza, ma anche di saper costruire dei percorsi importanti di integrazione. Ora, giustamente, secondo il Papa, si sta valutando fino a dove poter arrivare in questo percorso che unisce accoglienza e integrazione.








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