2016-11-02 14:49:00

Cascia. Rettore Basilica S. Rita: siamo soli ma affidati a Dio


I danni del terremoto sono più ampi di quanto si possa immaginare. La Coldiretti, stima 10.000 posti a rischio nell’agroalimentare solo in Umbria e servono oltre 1000 impiegati per far fronte alle partiche necessarie. I centri storici si svuotano: Accumoli è tutta evacuata, a Visso procedono le demolizioni, a Rieti molti dormono in macchina e nell’anconetano sono 800 le richieste di sopralluoghi ai vigili del fuoco. In arrivo intanto strutture sanitarie mobili in luoghi finora poco considerati come Cascia, dove anziani e malati necessitano di tutto. Gabriella Ceraso ha intervistato il rettore della Basilica di S. Rita, il padre agostiniano Bernardino Pinciaroli:

R. – A causa dell’ultima scossa, non sapendo neppure cosa avverrà nei prossimi giorni, ci si è preoccupati di evacuare. In modo particolare le monache sono partite, per andare alcune a Lecceto, altre a Montefalco.

D. – Voi invece come state? E, anche nella vostra struttura, nella vostra struttura, com’è la situazione?

R. – Nella nostra struttura, che è abbastanza sicura – almeno solo il Signore lo sa – siamo rimasti in tre. Gli altri confratelli sono partiti, almeno per qualche giorno, per attutire un po’ l’angustia dei problemi, del terremoto e della preoccupazione costante, anche per poter dormire in serenità. Per quanto riguarda la popolazione, questa è veramente provata, perché molte case – non ho percentuali – molte abitazioni sono inagibili e anche i negozi. Ad esempio, Cascia vive molto sull’aspetto alberghiero; penso che tutti gli alberghi siano chiusi, anche a Roccaporena ho visto. La Basilica è attualmente chiusa; non ci sono gravissimi danni, anche se ci sono alcuni particolari che hanno sicuramente bisogno di poter essere verificati per poter riattivare l’uso della Basilica. Io spero che, quanto prima, almeno la parte dove si trova l’urna di Santa Rita possa essere accessibile.

D. – La gente come sta?

R. – Da quello che ho visto hanno evacuato l’ospedale; alcuni malati che erano lì sono stati trasferiti in alcuni ospedali vicini. Sia la Protezione Civile che i Vigili del Fuoco hanno fatto il campo con le cose di cui hanno bisogno: tra queste chiaramente ci sono i generi alimentari. Tutto questo lo sta fornendo il personale della Protezione Civile.

D. – Ma lei ha avuto l’impressione che di Cascia si fosse parlato poco e che fosse stata un po’ dimenticata rispetto a luoghi più colpiti?

R. – Di Cascia si è parlato poco, veramente. Ieri, per la prima volta, ho avuto tre interviste. Non so se per dimenticanza o per difendere qualcosa, ma altrimenti non se ne è parlato molto.

D. – Voi siete i custodi della Basilica di Santa Rita. Santa Rita è il cuore di questa cittadina ed è anche il cuore di tutti i fedeli del mondo che vengono da voi. Come custodi di questo luogo santo, come vivete questo momento? C’è un po’ di smarrimento, un po’ di paura?

R. – Alcuni hanno più paura, altri un po’ meno. Non so da cosa sia data questa serenità, ma fa impressione: io attualmente sono nel viale che porta al Santuario; e sono solo, mentre sono abituato a vedere la moltitudine di persone – delle folle, dei devoti – e adesso non veder nessuno dà un’impressione da una parte di tristezza, dall’altra di dire: “Questo è quello che oggi il Signore ci chiama a vivere”.

D. – Pensavo a Santa Rita e anche a San Benedetto: questo cuore dell’Italia così ferito è anche il cuore profondamente religioso: è la terra di tanti Santi cari a tutta l’umanità dei fedeli. Cosa fare? Affidarsi, pregarli, rimettersi anche al loro modello di vita?

R. – Secondo me – ripeto – ci invitano sicuramente a riconsiderare un po’ tutta la nostra fede, ad affidarci ancora di più al Signore, e ad essere, in questo momento particolare, proprio dove tutto diventa fragile, relativo e precario – anche la povertà: qualcuno dice: “Ho perduto tutto…” –; tutto questo ci insegna sicuramente a vedere che cosa conta e che cosa vale nella nostra vita.








All the contents on this site are copyrighted ©.