2016-11-02 12:49:00

Bari: in una parrocchia la ruota per lasciare i neonati non voluti


Una ruota moderna, per poter lasciare in sicurezza ed anonimato i neonati a rischio abbandono, per evitare di abbandonarli in posti poco sicuri dove la loro vita sarebbe fortemente a rischio. E’ l’iniziativa nata a Bari nella parrocchia San Giovanni Battista nel quartiere Poggiofranco, dove in collaborazione con il reparto di neonatologia del Policlinico di Bari, hanno creato questa struttura che permette di lasciare al protetto i neonati, in totale rispetto della privacy di chi li deposita. Marina Tomarro ha raccolto la testimonianza del parroco, don Antonio Ruccia.

R. - Nasce innanzitutto dal nome della parrocchia, che è San Giovanni Battista. Il termine Giovanni significa “dono di Dio”. E allora abbiamo ritenuto insieme, anche con tutta l’assemblea parrocchiale, di voler puntare verso questa progettualità di nuova evangelizzazione lasciando questo segno, che in Puglia non esisteva fino a un anno e mezzo fa, quando ci siamo inventati questa struttura che è posta all’ingresso della parrocchia dove chiunque può venire nel pieno anonimato a lasciare questo bimbo, questa bimba, questo dono di Dio - nel più completo anonimato, lo ripeto - in sintonia con il reparto di neonatologia del Policlinico di Bari che è a distanza di soli 500 metri dalla nostra parrocchia. La progettualità della nuova evangelizzazione richiede anche questa incisività. Questa nostra società in cui possiamo pensare che tutto sia contro la vita, questo diventa anche un segno di evangelizzazione.

D. - Come funziona?

R. - Funziona in questa maniera. Una persona che arriva, apre la porta e può lasciare il bambino. Dopo un minuto scatta automaticamente la chiamata sul mio cellulare, e nell'ufficio del primario di neonatologia del Policlinico di Bari. La culla è riscaldata o raffreddata secondo i tempi dell’anno; dopo essere arrivata qui viene portata direttamente in neonatologia.

D.  – E’ già accaduto che qualcuno lasciasse un bambino?

R.  – No, non è mai accaduto. Io ho cercato anche di rendere nota la notizia sia a tutte le altre parrocchie della diocesi, sia anche ai mezzi di stampa, però limitati alla nostra regione. C’è una necessità di fronte a questi eventi. Anche perché se sono doni di Dio non possiamo certamente metterli in disparte.

D. – Secondo lei, cosa spinge una madre a dover lasciare il proprio bambino?

R. – Nella maggior parte dei casi sono situazioni di povertà. Il Signore ci dice di essere vicino ai poveri e come Chiesa siamo chiamati a farci interrogare dai poveri, perché sono i poveri che ci porteranno in Paradiso. E noi ai poveri dobbiamo dare un futuro su tutti i fronti: sotto i fronti dell’accoglienza e l’accoglienza non ha limiti perché va inventata, e come l’evangelizzazione e la carità vanno inventate ancora di più, dobbiamo renderci presenti dove noi forse siamo assenti. Perché come Chiesa questo è l’invito pressante di oggi: dobbiamo essere presenti dove noi siamo assenti. La vita non è solamente un dono dopo il vagito: è un dono sempre, fin dal suo primo battito.

D.  – Don Antonio, anche la madre viene aiutata, in qualche modo?

R. – Magari potessimo conoscerla successivamente!...Però, se tutto viene messo nell’anonimato, noi non potremmo mai sapere il nome della madre. Magari potessimo sapere anche il nome della madre… Io, nel pieno anonimato, vorrei anche rendere presente tutto questo perché ci sarebbero anche famiglie disposte ad accompagnare in questo percorso di reintegro in se stesse da parte della madre… Magari!

D. – Come è stata accolta questa iniziativa nella sua parrocchia e nel suo quartiere?

R. - E’ stata accolta come una cosa eccezionale: non ho avuto nessun problema, anzi un plauso da parte di tutti ma anche dai non frequentanti; c’è stato un consenso generale. Da parte della città, questa grande città che è Bari, o questo centro che raccoglie anche un po’ tutto l’anelito della Puglia, diventa anche un segno di sensibilità di fronte alle problematiche oggi esistenti.








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