2016-11-01 13:06:00

Iraq: esercito occupa sede Tv a Mosul. 300 civili vittime dell'Is


In Iraq infuria la battaglia per la riconquista della città di Mosul ancora nelle mani del sedicente Stato Islamico. Le forze di Baghdad e quelle curde sono entrate nella periferia est della roccaforte jihadista e puntano ora verso il centro. Le forze speciali irachene hanno preso l'edificio della tv di Mosul proprio nel quartiere orientale di Gogjali. Intanto, gran parte dei miliziani dell’Is sono in fuga, lasciando dietro di sé distruzione e morte. Circa 300 civili sono stati uccisi dai plotoni di esecuzione del Califfato con l’accusa di  spionaggio. Secondo l'Onu l'Is avrebbe tentato di trasferire ieri 25mila civili da un sobborgo a sud di Mosul fino al centro della citta' per usarli come scudi umani. Sull’evoluzione di questa situazione Giancarlo La Vella ha intervistato Fulvio Scaglione, esperto di politica estera di Famiglia Cristiana:

R. – Credo che la cacciata dell’Isis da Mosul avrà delle conseguenze rilevanti in due sensi: da un lato, evidentemente libererà l’Iraq da un grosso problema; dall’altro, potrebbe aggravare la situazione in Siria, perché è chiaro che molti di questi combattenti, almeno quelli che decideranno di non morire sul posto, cercheranno di sfollare verso la Siria e andranno ad aggiungersi a quelli che già là combattono.

D. – E’ lecito pensare anche a una riorganizzazione più completa dell’Is da qualche altra parte?

R. – Lo Stato Islamico e le sue milizie fin dal loro primo apparire hanno goduto di aiuti internazionali – questo lo sappiamo. Io credo però che le milizie jihadiste non siano un fenomeno spontaneo, ma siano uno strumento creato ad arte, come lo fu ai suoi tempi al Qaeda; e, se verranno eliminate o comunque drasticamente sconfitte in Iraq e in Siria, rinasceranno tra qualche tempo, secondo necessità, con qualche altro nome, con tattiche diverse, esattamente come lo Stato Islamico ha usato tattiche diverse rispetto ad al Qaeda di cui pure è figlio, e così via.

D. – Quindi l’eventuale riconquista di Mosul non vuol dire cancellare il Califfato. C’è rischio di ricadute a livello terroristico, anche fuori dalla zona mediorientale?

R. – Il rischio c’è, perché viviamo in società libere, ovviamente intendendo le società occidentali, che sono molto permeabili. Però è anche vero che basta girare in una qualunque delle nostre città per capire che, se questa strategia del terrore fosse stata applicata alle nostre società. avrebbe fatto e farebbe molte più vittime di quelle che abbiamo visto finora. Io credo che i morti occidentali servano al “marketing del terrore”,  come forma estrema di pubblicità, ma che l’obiettivo dell’Is non sia la guerra all’Occidente, quanto piuttosto il dominio del mondo islamico.

D. – Il fatto che l’Is, indietreggiando da Mosul, stia dando vita a violenze di ogni tipo, questo indica debolezza del Califfato, in questo momento?

R. – Gli uomini del Califfato hanno sempre massacrato civili, sin da quando sono comparsi in Siria e in Iraq: è la loro caratteristica. Ovunque cedano del territorio, si scoprono fosse comuni con centinaia e migliaia di corpi. L’Is massacra da sempre i civili, perché il suo è un progetto di affermazione del wahabismo su tutti i musulmani. Pur essendo un movimento sunnita, l’Is ha ammazzato molti più sunniti che sciiti, perché il suo obiettivo è imporre questa sua visione del mondo a tutto il mondo islamico.








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