2016-10-29 13:51:00

Iraq: le milizie sciite attaccano a Ovest di Mosul


In Iraq continua le seconda fase dell’offensiva per liberare Mosul. Le truppe sciite sostenute dall’Iran stanno attaccando la città di Tal Afar, a Ovest di Mosul, finora l’unico lato della città lasciato libero dall’attacco. L’obiettivo è quello di tagliare l’ultima via di fuga e di rifornimento ai miliziani dello Stato Islamico. Intanto, mentre continuano a essere uccisi civili dentro la città, a Baghdad continuano gli attentati. Sono oltre mille i cittadini uccisi dall’inizio di settembre. Per un punto su questa fase dell’offensiva, Michele Raviart ha intervistato Massimo Campanini, professore di Storia dei Paesi islamici all’Università di Trento:

R. – È chiaro che, in una situazione di questo genere, si apre il vuoto geopolitico: l’Iran cercherà di occupare delle posizioni più forti per poter ovviamente contrattare una sua presenza in un territorio che ormai è strategico anche per gli equilibri di potenza iraniani. Come dall’altra parte, l’esercito iracheno, sostenuto dall’Occidente e dagli Stati Uniti, cercherà a sua volta di trovare gli spazi necessari da occupare per ricostruire la regione.

D. – Quale futuro per il cosiddetto Stato islamico, ora che è circondato su tutti i fronti?

R. – Secondo me, lo Stato islamico non ha nessun futuro. Prima o poi, con tempi più o meno brevi, l’Is verrà cancellato; bisognerà poi, con la dimensione della storia, capire anche chi l’ha costruito e finanziato. Quello che resterà in campo, sicuramente, è il terrorismo: l’Is si dissolverà, però non le schegge impazzite dei presunti jihadisti che vorranno continuare a spargere il loro seme mortale. Questo ci sarà inevitabilmente, perché è chiaro che quelli che resteranno in vita potranno anche, non solo tentare di effettuare attentati in Medio Oriente, ma anche, potenzialmente, venire in Occidente e in Europa.

D. – Vi sono delle rivolte armate dei civili nella stessa Mosul che stanno combattendo contro le forze di occupazione del Califfato: chi sono?

R. – La mia impressione è che, siccome evidentemente il Califfato si è imposto con la violenza e la forza, massacrando non solo gli “infedeli”, ma gli stessi musulmani, costringendo la popolazione a sacrifici immani, nel momento in cui a un certo punto l’Is sta per crollare la gente del posto si ribella. Io penso che comunque, in una situazione di questo genere, ci siano anche delle infiltrazioni esterne: non ci sarebbe da stupirsi del fatto che siamo "noi" stessi, o i russi, coloro che possono armare queste truppe di resistenza interna.

D. – Continuano intanto gli attentati a Baghdad: qual è la forza del governo?

R. – La forza di un governo centrale, nella situazione attuale dell’Iraq, è puramente teorica. È chiaro che ci siano degli attentati a Baghdad, magari fomentati o realizzati anche da schegge impazzite dei jihadisti. Ma – ripeto – non esiste soluzione realistica a questo problema se non si entra nell’ottica di realizzare in Iraq uno Stato federale. Baghdad non può più avere, da sola, la capacità di tenere sotto controllo un territorio così frantumato ed eterogeneo addirittura livello etnico, ma anche religioso, politico, a livello di interessi e di localizzazione delle risorse – petrolio soprattutto – a Nord e a Sud. Secondo me, è assolutamente impensabile pensare che ci possa essere a Baghdad un governo accentrato com’era quello di Saddam Hussein.








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