2016-10-25 12:55:00

Al via Tertio Millennio Film Fest: cinema per il dialogo interreligioso


Si inaugura questa sera alla Casa del Cinema di Roma con la proiezione del film “La ragazza senza nome” dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, presenti in sala, la 20.ma edizione del Tertio Millennio Film Fest, in programma fino al 29 ottobre: un luogo nel quale il cinema contribuisce al dialogo tra le diverse confessioni religiose. Il servizio di Luca Pellegrini:

Il Tertio Millennio Film Fest è nato 20 anni fa. L'intuizione di dedicare una rassegna al cinema spirituale emerse nel corso di un incontro a Collevalenza dei vescovi italiani. All'Ente dello Spettacolo - Andrea Piersanti ne era il presidente - venne affidato il compito di organizzarlo. I Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni Sociali assicurarono il loro Patrocinio; indimenticabili le udienze nelle quali san Giovanni Paolo II, appassionato di cinema, invitava attori, registi e produttori al termine del Festival. Mons. Dario E. Viganò e mons. Ivan Maffeis si sono succeduti alla presidenza della Fondazione, il primo facendo diventare la rassegna una realtà internazionale di alto livello qualitativo, il secondo accogliendo la proposta del card. Ravasi di ispirarsi al modello del "Cortile dei Gentili"». Così ora è don Davide Milani a proseguire questo compito, facendo del Festival il luogo del dialogo tra la comunità cattolica, protestante, ebraica e islamica. Che cosa significa per il pubblico?

R. – Il Festival del Terzo Millennio, che giunge quest’anno alla sua 20.ma edizione e che ha ricavato nella stagione dei Festival nazionali il suo spazio, si è aperto lo scorso anno su input dell’esperimento internazionale, riuscito, felice, del Cortile dei Gentili, al confronto anche con le altre tradizioni religiose. Quello che vogliamo dire al pubblico è che il confronto tra le religioni non è qualcosa da specialisti, qualcosa che riguarda solo gli studiosi, ma riguarda la vita di ciascuno, perché ciascuno di noi svolgendo le normali azioni quotidiane, si confronta con gli altri che portano nativamente una loro religione, una loro cultura. La religione non è qualcosa che sta sopra i capelli delle persone, ma è dentro la vita delle persone e dovrebbe formare ogni azione dell’uomo.

D. – Don Davide, il corpo tematico che ha animato quest'anno il programma è la questione femminile.

R. – E’ stata una scelta coraggiosa, non tanto della Fondazione Ente dello Spettacolo, ma delle altre comunità religiose dove la tradizione fa più fatica nell’accettazione della donna per quello che è. Non che i problemi manchino anche in Occidente: sono stati loro a volere questo tema, perché sentono il bisogno di raccontarsi, il bisogno di confrontarsi. La figura della donna è ancora problematica in Occidente, in Oriente, un po’ in tutto il mondo, e i film che abbiamo scelto quest’anno la mostrano dentro i dinamismi della società: non la donna come un’eccezione in una società che si pensa secondo modelli maschili, ma la donna come protagonista di dibattiti culturali, delle svolte, di cambiamenti, della famiglia, di tutte le realtà in cui l’umanità si gioca veramente.








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