2016-10-24 14:39:00

Due mesi fa il terremoto. Vescovo di Ascoli: serve vicinanza


Due mesi fa, il 24 agosto, durante la notte, precisamente alle 3 e 36, la prima scossa del terremoto di magnitudo 6 colpiva il Centro Italia, specialmente la zona di Amatrice, nel Lazio, e di Arquata e Pescara del Tronto, nelle Marche. Drammatico il bilancio delle vittime: 298 morti e 388 feriti. Oltre 4800 le persone soccorse dalla Protezione civile e 238 le persone estratte vive dalla macerie grazie anche allo strenuo lavoro di Vigli del Fuoco e volontari. Oggi il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, ha annunciato una duplice visita nei luoghi del sisma: mercoledì prossimo nel versante laziale e marchigiano e il 9 novembre in quello umbro. "Rinnoverò l'abbraccio di tutti i Vescovi d'Italia alle popolazioni più colpite dal terremoto e ai Pastori delle loro diocesi”, ha sottolineato il porporato. Centrale per le popolazioni la ricostruzione ma anche sentire di non essere soli, come conferma nell’intervista di Debora Donnini, mons. Giovanni d’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno:

R. – La gente sente il grande bisogno di non sentirsi abbandonata. E questo mi pare che noi cerchiamo di farlo. Lo facciamo tutti: sia il Commissario, la Protezione civile ma soprattutto noi che abbiamo il compito di stare con loro e forse, conoscendoli di più, siamo quelli che riescono a percepire quali siano le vere necessità che sono in parte la ricostruzione della casa e la ricostruzione delle chiese, che loro sentono molto, ma un’esigenza fortissima è proprio il non sentirsi abbandonati, sapere che qualcuno pensa a loro. Ora, senza case, non più nelle tende, alloggiati in strutture comunitarie, alberghi o qualcosa di questo tipo, dalla mattina alla sera senza aver nulla di preciso da compiere, la testa va molto lontano... E quindi hanno bisogno veramente di essere occupati da una parte, e dall’altra di essere anche costantemente incoraggiati. Io direi che il lavoro più importante di questa fase è proprio l’ascolto.

D. – Ieri c’è stata una Messa in una tenda allestita a Pescara del Tronto. E’ venuta la presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha parlato dei tempi del decreto legge per la ricostruzione, che è ora al Senato, passerà alla Camera e si parla di 60 giorni per l’approvazione. D’altra parte si è anche detto che le circa 160 casette che sorgeranno vicino alle aree colpite saranno pronte in primavera. La gente si sente rassicurata su questo fronte?

R. – La gente spera che le parole che vengono dette e i tempi che vengono indicati possano corrispondere alla realtà, perché c’è un’attivazione di buona volontà, che io vedo, e non vorrei che la burocrazia rovinasse questo. La burocrazia snellita al massimo aiuta a risolvere. Noi abbiamo voluto dare un segno anche di attivazione rapida e abbiamo potuto farlo perché abbiamo preso un terreno di nostra competenza annesso al cimitero di Pescara del Tronto, e lì abbiamo voluto costruire la prima chiesetta di legno con uno scopo particolare: la gente che va lì può visitare i propri cari e magari avere lì una Celebrazione Eucaristica e, allo stesso tempo, da lì può ripartire una ricostruzione che, a piccoli passi ma rapidamente, possa abbracciare l’intero territorio.

D. – Il 4 ottobre c’è stata la visita di Papa Francesco alle popolazioni colpite dal terremoto, sia sul versante laziale sia su quello marchigiano e umbro. Il Papa ha detto di voler portare vicinanza e preghiera. Quest’anno, poi, il ricavato dell’iniziativa di solidarietà della Lotteria di Beneficienza del Santo Padre proprio per volere del Papa andrà ai terremotati del Centro Italia e ai senzatetto. La popolazione sente il Papa vicino?

R. – Il Papa ha lasciato una grande impronta, perché è arrivato in maniera molto semplice. La gente lo ha percepito in questo modo, come una visita di casa, hanno sentito come un padre che veniva … La visita del Papa resta un grande segno di speranza e di ripresa per la gente. Ovviamente, loro sperano quanto prima – appena possibile – di potere andare a ringraziarlo della visita che ha fatto loro.








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