Si allarga e in qualche caso si aggrava il fronte delle emergenza emigrazione: nel Canale di Sicilia, nella ‘giungla’ di Calais in Francia, ma anche sulla rotta balcanica. Fausta Speranza ne ha parlato con il rappresentante speciale del segretario generale del Consiglio d'Europa per le migrazioni e i rifugiati, Tomáš Boček, appena tornato da una missione in queste zone:
R. – Well, in the hotspot I went yesterday - I was in Pozzallo hotspot, where I
think there are around 200 …
Nell’hotspot nel quale sono stato a Pozzallo, dove
ci sono circa 200 posti, quello che mi ha colpito maggiormente è la stragrande maggioranza
di minori non accompagnati. Gli hotspot sono concepiti per ospitare le persone al
massimo per 24/48 ore, mentre lì le persone rimangono per molto più tempo: settimane
se non addirittura mesi. E i luoghi non sono adatti a permanenze così lunghe, e in
particolare non lo sono per i minori.
D. – Quali raccomandazioni presenterà alla fine della sua missione?
R. – My recommendations …
Le mie raccomandazioni dovrò scriverle con calma,
ovviamente, e poi presentarle al Consiglio dei Ministri. Ma ciò che posso esprimere
nell’immediato è che questi minori non dovrebbero essere ‘detenuti’, non dovrebbero
trovarsi in questo luogo; dovrebbero esistere molte istituzioni in più, dedicate ai
minori non accompagnati e ai minori come tali. So che il governo italiano ci sta lavorando,
io ho verificato un approccio molto positivo alla ricerca di soluzioni: c’è una vera
volontà di affrontare la situazione. Ma i numeri sono molto alti, e quindi l’unico
modo che intravedo per poter veramente affrontare la situazione è la cooperazione
con altri Stati: questo non è un problema solo italiano o greco; questo è un problema
europeo.
D. – In realtà, di fatto, una questione internazionale…
R. – Yes … I am speaking now only from the European perspective; but in the whole
… yes, yes. …
Sì, ora parlavo dalla prospettiva europea, ma nell’insieme,
certo: questo è un problema della comunità internazionale, perché dovrebbe esserci
solidarietà tra tutti i membri della comunità internazionale; e io aspetto la messa
in opera e l’implementazione delle dichiarazioni a conclusione del Summit sui migranti
che si è svolto a settembre a New York.
D. – Ci dice qualcosa di Calais, il campo di accoglienza nel nord della Francia, definito “la giungla”: un nome tristissimo…
R. – Yes, again: this is very much linked to the non-accompanied minors, because
…
Anche qui, il problema è fortemente legato ai minori
non accompagnati; quasi tutti vorrebbero essere ricollocati presso le famiglie che
si trovano già in Gran Bretagna. Qualche passo avanti è stato fatto, anche se molto
rimane ancora da fare.
D. – L’emergenza resta anche nel Mediterraneo centrale, nel Canale di Sicilia. Dopo l’Accordo tra Unione Europea e Turchia, parliamo di chiusura della rotta balcanica, ma in realtà i problemi non sono affatto risolti: non è così?
R. – You’re are talking about the horrific – I call it like this – and of course
dramatic decrees …
Lei sta parlando di accordi orribili: in sé sarebbe
positivo aver ridotto i flussi, ma sono accordi orribili - così come io li definisco
- e drammatici, che riguardano un gran numero di persone. Ora che tante, tante frontiere
sono chiuse, queste persone sono rimaste incastrate in quei Paesi, e quei Paesi non
sono pronti a fare i conti con un numero così grande di profughi: e mi riferisco in
particolare alla Grecia, che ospita ormai oltre 60 mila profughi, soprattutto sulle
isole.
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