2016-10-23 10:00:00

Venezuela, proteste per lo stop al referendum contro Maduro


In Venezuela, il Consiglio nazionale elettorale ha rinviato a tempo indeterminato la raccolta delle firme per il referendum sulla destituzione del presidente Nicolas Maduro, accusato di essere responsabile della grave crisi economica che ha colpito il Paese. Motivo ufficiale della decisione è una presunta irregolarità nella raccolta delle firme. L'opposizione grida al golpe e invita i venezuelani a scendere in piazza. Migliaia di donne hanno manifestato a Caracas affermando di essere pronte alla disobbedienza civile. Insieme allo stop del referendum, le autorità hanno firmato un decreto per impedire all'ex candidato presidenziale Enrique Capriles e agli altri leader dell'opposizione di uscire dal Paese. Sulla difficile situazione nel Paese Clarissa Guerrieri ha sentito Luis Badilla Morales, direttore del Sismografo:

R. – La situazione appare molto confusa, anche perché dal punto di vista giuridico, costituzionale e legale, non è chiaro quali siano i margini di manovra che ha il presidente Maduro o quelli che lui ha ritenuto di avere per prendere questa decisione molto grave, perché alla fine è il referendum revocatorio la questione principale nel dialogo che si dovrebbe avviare, ma che non si riesce a far decollare, tra i partiti dell’opposizione e il governo. Quindi la prima impressione è che questa decisione del presidente sia una sorte di scacco ai partiti con i quali doveva dialogare. Perciò sembra molto difficile il futuro di questo Paese che, già da quattro anni a questa parte, appare terribile, drammatico.

D. - L’opposizione oltre a proteste di piazza, ha qualche altra possibilità?

R. - Ho l’impressione che i partiti dell’opposizione possono appellarsi a determinate istanze giuridiche e costituzionali del Paese che sarebbe la cosa più saggia in questo momento. Capisco che le manifestazioni di piazza - mi pare abbiano già annunciato una grande manifestazione per mercoledì prossimo - sono pericolose. Il problema di fondo è che l’intero impianto costituzionale e istituzionale venezuelano è controllato dal governo. Quindi la domanda che si fanno in molti è questa: se le opposizioni decidono di appellarsi ad istanze giuridiche “terze”, tra virgolette, queste istanze avranno l’autonomia, la libertà e la sovranità per decidere indipendentemente dalla volontà e dalla decisione del governo? Questa incognita appesantisce molto il futuro del Paese ancora una volta, perché se viene chiusa la via legale con ogni probabilità si aprirà una via violenta e non vogliamo neanche immaginare dove possa condurre.

D. - Qual è il ruolo della Chiesa in questa crisi?

R. - Il ruolo della Chiesa è sempre stato molto attivo, dinamico e molto vicino alla sofferenza del popolo venezuelano, perché alla fin fine parliamo di tutte queste cose e dimentichiamo che la questione di fondo è che lì c’è un popolo, milioni e milioni di persone che da quattro anni soffrono in un modo indicibile. La Chiesa è stata sempre vicina a questa sofferenza nella misura delle sue possibilità, perché anche alla Chiesa sono state tagliate le ali. Adesso si vede in lontananza una certa disponibilità non solo da parte dell’opposizione, ma anche da parte del governo, verso il buon ufficio della Chiesa, la sua disponibilità a facilitare questo dialogo, perché senza questo dialogo, che è l’unica alternativa, non ci sono alte soluzioni.

D. - Come sarà possibile uscire da questa crisi internazionale?

R. - L’unica possibilità che io vedo è che tutti gli attori che si stanno muovendo in favore del dialogo - la Santa Sede che più di una volta ha dichiarato la sua disponibilità, anche ufficialmente con una lettera del cardinale segretario di Stato, la Chiesa cattolica venezuelana, le altre Chiese dell’America Latina, diversi governi latino americani come Colombia, Cile, Cuba, Argentina e tutte queste forze che in qualche modo dal proprio punto e nella propria specificità danno un contributo a spingere verso il dialogo -  riescano a convincere il presidente Maduro e soprattutto gli uomini forti che stanno dietro di lui, perché questo è l’altro problema del Venezuela: è vero che c’è un presidente legittimo costituzionale che si chiama Nicolas Maduro, ma è anche vero che il presidente dipende dagli uomini del suo partito che sono più ostili al dialogo di quanto lo sia lui stesso. Quindi è l'ora che in Venezuela i poteri occulti, che si trovano dietro al presidente, vengano fuori.








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