2016-10-22 12:43:00

Ue-Canada: fallito l'accordo di libero scambio


L’accordo di libero scambio tra Canada e Unione Europea pare destinato a non entrare in vigore. È fallito il tentativo di mediazione tra Canada e Vallonia, una regione del Belgio, che avrebbe dovuto dare anch’essa il via libera a questo accordo. Per il Canada la situazione è ormai definitivamente compromessa. Andrea Walton ha intervistato Matteo Villa, ricercatore presso l’Istituto per gli studi di politica internazionale, chiedendogli se una piccola regione come la Vallonia può far fallire un’intesa transcontinentale:

R. – Evidentemente sì, perché è successo almeno al momento…. Questo è interessante da tanti punti di vista, perché il governo vallone si è trincerato dietro alla democrazia, ha fatto appello alla democrazia dicendo: “Noi non possiamo approvare questo accordo. Quindi al momento va sospeso e non bisogna continuare le trattative”. Però si tratta di una democrazia un po’ "strana", nel senso che lo 0.5 per cento della popolazione europea decide per tutti che un accordo è fallito. E’ anche un problema per la Commissione europea, perché è da sempre che pensiamo che queste siano le prerogative più importanti della Commissione europea - quelle cioè di trattare accordi commerciali con tutti - ma nel momento in cui si tratta di farle approvare da 28 Paesi membri e poi da alcuni parlamenti sub-regionali, quello che succede è che magari qualcosa fallisce nonostante la Commissione europea abbia trattato per cinque anni.

D. – Quali sono le caratteristiche del Ceta? Cosa avrebbe comportato per Canada ed Unione Europea?

R. – Dal punto di vista economico, in realtà, almeno per l’Unione Europea sarebbe cambiato molto poco: l’Unione Europea e il Canada sono entrambe economie molto aperte e tra loro commerciano già in maniera molto alta e quindi sapevamo che le conseguenze sarebbero state piccole, almeno dal punto di vista di modelli economici che avevamo utilizzato. Però il problema è soprattutto simbolico: Unione Europea e Canada sono Paesi simili e se neanche loro riescono a trovare veramente un accordo commerciale, questo significa che è cambiato qualcosa nell’Unione Europea, un’Unione Europea che negli ultimi anni aveva sempre difeso le trattative commerciali, che aveva sempre lavorato per evitare che i movimenti un po’ populisti e antiglobalizzazione si affermassero. Invece, in questo momento, evidentemente qualcosa è cambiato.

D. – Si va verso un mondo sempre meno globalizzato e più regionalizzato? Anche l’Unione Europea si sta richiudendo su se stessa?

R. – E’ possibile. Questo non lascia grandi spiragli di trattativa e manovra per le nuove e ultime trattative economiche ancora più grandi, ancora più importanti per l’Unione Europea. Ricorderete che sono ormai anni che parliamo del TTIP e cioè del possibile Trattato commerciale tra Ue e Stati Uniti, anche quello molto avversato - in questo caso dalla Francia, che invece era un forte propositore e proponente dell’Accordo col Canada - è possibile che fallisca… Quindi sì, è possibile che si vada verso un mondo un po’ più regionalizzato. Non è detto che il commercio mondiale ritorni indietro, però i segnali ci sono: nell’ultimo anno sono state aumentate molte tariffe e l’Organizzazione mondiale del Commercio ci dice che quest’anno sono state imposte più tariffe di quante misure liberalizzatrici siano state fatte.

D. – Potrebbe cambiare in futuro il processo di ratifica di questi accordi economici transcontinentali anche all’interno dell’Unione Europea?

R. – Ma in realtà è già cambiato! Fino a luglio di quest’anno il processo sarebbe dovuto essere deciso soltanto in sede di Consiglio e quindi tutti i governi degli Stati membri si sarebbero dovuti trovare e decidere se ratificarlo o no. Essendoci state, però, molte proteste, la Commissione europea ha deciso che si sarebbe dovuto passare anche attraverso i parlamenti nazionali. Quindi il processo di ratifica è cambiato in senso – se vogliamo – peggiorativo, perché richiede che tutti i parlamenti siano d’accordo. Adesso si dovrà ridiscutere perché l’Unione Europea è stata da sempre – ripeto – un simbolo del libero scambio. Ma dubito che si possa tornare indietro perché i parlamenti nazionali vogliono recuperare le loro prerogative e saranno molto gelosi e tenderanno a non lasciarsele scappare.








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