2016-10-20 19:08:00

Siria: Aleppo, tregua fino a lunedì, ma le armi non tacciono


Da stamani è tregua umanitaria ad Aleppo, in Siria, ma le armi non tacciono. A livello diplomatico, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk non esclude nuove sanzioni comunitarie alla Russia, nell’ambito del vertice dei leader Ue riuniti a Bruxelles. Il servizio di Giada Aquilino:

Ad Aleppo non si entra e da Aleppo non si esce: i cecchini sparano su chiunque tenti di approfittare dei corridoi umanitari. Scattata la tregua di 11 ore al giorno, che Mosca ha accettato di prorogare fino a lunedì, ma né civili né miliziani sembra abbiano attraversato i passaggi stabiliti dalle autorità siriane e russe. Anzi, le fazioni armate hanno attaccato e colpito civili nelle zone di Bustan al-Qasr e Salaheddin; il fronte jihadista ha minacciato di giustiziare chiunque tenti di fuggire. Al momento sono più di 200 le persone che hanno bisogno di evacuazione sanitaria urgente. Mentre l’Ue non esclude ulteriori sanzioni contro i sostenitori di Assad, la cancelliera tedesca Angela Merkel parla di situazione “inumana” ad Aleppo e chiede un cessate il fuoco “duraturo”. Mosca intanto accusa l'aviazione belga di aver compiuto raid nell'area di Aleppo, con decolli dalla Giordania e rifornimenti in volo da un velivolo americano. Bruxelles nega.

Sulla tregua ad Aleppo, Marina Tomarro ha intervistato Lorenzo Trombetta, corrispondente dell'Ansa da Beirut:

R. – Innanzitutto è una tregua preparata unilateralmente da un unico attore, che è la Russia, e quindi anche dal governo di Damasco. Hanno sospeso due giorni fa i raid aerei, per preparare quella che loro chiamano la “pausa umanitaria”, che invece è entrata in vigore oggi e che dovrebbe durare 11 ore. Gli obiettivi della tregua, per Mosca e per Damasco, sono chiari: cercare cioè di cominciare a svuotare i quartieri orientali di Aleppo, assediati da quelli che loro chiamano terroristi, ovvero gli insorti delle varie sigle, e spingere i civili – tra cui, loro dicono, i feriti e i malati – ad uscire dai quartieri orientali. Questi gli obiettivi dichiarati… Dobbiamo ricordare che non è stata negoziata con le parti in conflitto, ma è stata appunto dichiarata unilateralmente; e i miliziani di Aleppo Est hanno subito detto di non voler accettare questa formula, ovvero “non vi bombardiamo, così potete uscire con le mani alzate”. Mettendo così le cose per gli insorti, diciamo che si è creato facilmente il fronte del no: ovvero “Noi non stiamo ai diktat di Russia e Damasco!”. Ecco perché i primi attacchi… In qualche modo, essendo una tregua non negoziata e già di per sé facilmente destinata a fallire.

D. – Cosa c’è dietro questa tregua? Potrebbero esserci state anche delle concessioni proprio sul ruolo di Assad?

R. – Non credo che sia questo il caso, perché il ruolo di Assad ultimamente - e anche nelle conversazioni che ci sono state già a Losanna tra Kerry e Lavrov - non è più stato tirato in ballo; tra l’altro i russi sanno che ormai l’interlocutore americano, in qualche modo, va in vacanza da adesso fino a gennaio-febbraio prossimo e quindi non ci può essere una controparte con cui negoziare o far finta di negoziare da parte russa una eventuale disposizione o cessioni del potere da parte di Assad. Assad rimane al potere, almeno nelle zone controllate dal governo siriano e dalla Russia. La questione della tregua di Aleppo, almeno da come ci raccontano questa “pausa umanitaria”, è un modo per i russi per capire quanto i loro bombardamenti e l’offensiva sul terreno stiano spingendo civili e miliziani a svuotare Aleppo orientale: per ogni militare è fondamentale, quando si assedia una regione, cercare di svuotarla, perché più civili ci sono e più è difficile entrare casa per casa.

D. – Quale potrebbe essere il ruolo delle Nazioni Unite in questo momento?

R. – Per adesso il ruolo delle Nazioni Unite è quello di spettatore: quando vedono una finestra umanitaria o uno spiraglio per intervenire a livello umanitario - ma sono gocce nel mare! – provano ad inserirsi e quindi lo fanno con efficacia. Il problema è che, appunto, non c’è grande possibilità per loro, se non quella di stare a guardare cosa fanno gli attori armati.

D. – In questi giorni si parla di una città di Aleppo completamente distrutta. Qual è la reale situazione di chi continua a viverci?

R. – Dobbiamo ricordare che Aleppo è divisa in due parti: per due terzi quella che banalmente chiamiamo Aleppo Ovest, che è sì colpita dalla guerra e dall’assenza di servizi essenziali; e da Aleppo Est, in cui la distruzione e le sofferenze che la popolazione vive è fortemente maggiore – purtroppo - di quella che viene vissuta da Aleppo Ovest. Questo non vuol dire che ad Aleppo Ovest si sta bene: si soffre il conflitto in maniera molto drammatica anche lì. Ma il grado di distruzione e anche la mancanza di medicine, di ospedali, l’intensità stessa dei bombardamenti e dell’artiglieria non sono paragonabili a quello che avviene nella parte occidentale di Aleppo. In generale parliamo di Aleppo come di una città contesa, martoriata e in parte distrutta, ma dobbiamo ben distinguere di quale parte parliamo…








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